di frà Angelo de Padova
Nati a Vaste di Poggiardo (Le). Prima dei figli e del nipote, ai tempi dell’Imperatore Massimino, 234 – 243 d. C., fu arrestata a Vaste la madre di Alfio, Filadelfo e Cirino: Benedetta di Locuste, moglie di un Principe chiamato Vitale, padre di quattro figli. La primogenita fu madre del martire Erasmo, gli altri tre figli furono Alfio, Filadelfo e Cirino. La madre dei Santi Fratelli fu decapitata per la fede in Gesù e prima di morire disse dinanzi al popolo accorso: “Sta scritto nel Vangelo che chi perderà la vita per Cristo in questo mondo, acquisterà la vita eterna nell’altro“.
Nella casa di Vitale esisteva come un Cenacolo sotto la guida di un Sacerdote cristiano, Onesimo. Ripresa la persecuzione pagana contro i Cristiani, fu mandato a Vaste un Proconsole, chiamato Nigellione, il quale fece arrestare Onesimo, i Tre Fratelli, il nipote Erasmo e altri 13 Discepoli. Interrogati affermarono di essere Cristiani. Furono in catene trasportati a Roma e rinchiusi nel Carcere Mamertino dove erano stati prigionieri i Santi Pietro e Paolo che apparvero loro confortandoli. Interrogati dal Prefetto Valeriano, confermarono la loro fede in Cristo. Furono trasferiti a Pozzuoli da Diomede, vicino Napoli. Il tiranno dopo vari interrogatori fece schiacciare Onesimo sotto un macigno, fece decapitare Erasmo (il nipote dei Tre Fratelli) e i tredici altri.
Lasciò in vita i tre Fratelli Alfio, Filadelfo e Cirino per tentare di farli abiurare. Non riuscendovi li mandò in Sicilia dal Preside romano Tertullo, sotto scorta di 50 soldati capitanati da Silvano. Il 25 agosto del 252 d. C. sbarcarono a Messina e dopo due ore furono avviati a Taormina, nella quale città in quei giorni trovavasi Tertullo che era un generale romano a riposo e aveva diverse dimore in Sicilia. Quella preferita era nel grandioso palazzo in Lentini che si elevava sulle grotte adibite a prigioni.
Tertullo interrogò i Tre Fratelli e dopo li avviò a Lentini sotto la scorta di 40 soldati capitanati da Mercurio. La comitiva attraversò costeggiando l’Etna . La fine di agosto, di sera, giunsero a Catania e furono rinchiusi in un Carcere. All’alba vennero avviati a Lentini. Attraversarono il fiume Simeto ch’era in piena. Vi furono spinti da otto soldati fanatici pagani.
I Santi lo passarono incolumi; ma gli otto soldati che li avevano spinti e li seguirono, annegarono. Il 2 o 3 settembre 252 di mercoledì la comitiva dei Santi Fratelli scortata dai 32 soldati giunse a Lentini nel luogo detto il Palmiere. Lentini si presentò allo sguardo dei Tre Fratelli come la loro “Terra Promessa“. Ricca di palme, ulivi, viti, fiorente d’ogni verdura e di fiori.
Al Palmiere un giovinetto ebreo viene guarito dai Santi Fratelli. Venti Soldati, fra cui il Comandante Mercurio, si convertono alla fede e si spogliano delle armi. Avevano assistito al miracolo della caduta dal collo dei Santi delle travi legate con catene. Avevano visto gli otto soldati annegare. Il Ministro di Tertullo, Alessandro fa trascinare i Santi e i 20 Soldati nel Carcere. Tecla paralitica da sei anni viene guarita dalla preghiera dei Tre Fratelli, lei li nutre e li cura. La Provvidenza le risparmiò il martirio perché difesa da 500 Coloni beneficati e perché doveva costruire Tre Chiese e il Vescovado a Leontini. Giustina era cieca in un occhio e fu guarita da Sant’Alfio.
Nel dicembre del 252 Tertullo rientrò a Leontini e fece decollare i 20 Soldati. Presso Palagonia fece tagliare la testa a molti Ebrei convertiti e 7 fanciulli inneggianti alla fede di Cristo e ciò fu rinfacciato dai Tre Santi Fratelli a Tertullo. Era il 10 maggio. La sterminata piazza di Leontini era gremita di folla in attesa di un grande evento storico. I Tre Fratelli venivano messi alla prova suprema dopo essere stati costretti a girare nudi e a piedi scalzi i colli e le vie della città di Leontini.
Nel Foro Tertullo, ammantato di Porpora, attorniato dai Consiglieri e da numerosi soldati romani, fece condurre i Tre Fratelli. A fianco al trono del Preside si erigeva una statua di una divinità pagana. Tertullo invitò i Tre Fratelli ad incensare alla dea: “0 vi piegate agli dei di Roma o presto sarete uccisi: Decidete“. Sant’Alfio rispose per tutti: “Noi siamo Cristiani!!! Fa su di noi quello che tu vuoi, inventa strumenti di tortura; Noi saremo sempre fedeli a Gesù Cristo, Figlio di Dio vivente”. Filadelfo e Cirino confermarono quanto detto da Alfio.
“Nostra madre – essi dissero – ci ha dato l’esempio; essa è beata in Cielo; il maestro Onesimo, il nostro nipote Erasmo e altri 13 Compagni sono stati sacrificati a Pozzuoli; Mercurio e i suoi soldati decapitati da te o Tertullo; altri nelle contrade di Leontini; e noi dovremmo piegarci a te?” Tertullo furente, si alza agitato, si consiglia coi suoi Consiglieri ed esclama: “Nel nome dell’Imperatore di Roma, ordino di strappare la lingua ad Alfio e buttarla in quel pozzo aperto; Filadelfo sia steso su quella graticola ardente, Cirino sia tuffato nella caldaia bollente”.
Mentre spiravano, tutti videro Angeli del cielo portanti corone che posarono sulle teste dei Tre Santi Fratelli. I corpi dei Tre furono nella notte depositati da Tecla e Giustina allo Strobilio.