di Lucia Gualandi
Un viaggio organizzato nel Salento, parte in treno e parte in bici, poche settimane fa, mi ha particolarmente colpita e ben volentieri vorrei condividere alcune sensazioni con i lettori di questo blog.
Prima di tutto i paesaggi bellissimi, fino ad allora per me sconosciuti, che l’organizzazione ha messo sotto i nostri occhi:
Nelle Murge gli uliveti curati come giardini zen, con ulivi centenari dai tronchi attorcigliati e le piante gigantesche di fichi d’India; le stradine delimitate dai muretti a secco, che separavano i campi e sulle quali era bellissimo pedalare. Come non ricordare i dolcissimi fichi che mangiavamo lungo la strada, allietando la fatica delle salite.
La valle d’Itria, da mozzafiato, con estensione di campi accuratamente coltivati e deliziosamente punteggiata dai trulli, come particolarmente offriva la vista da Cisternino.
La costa del Salento con le sue acque cristalline, tra piacevolissime ed inaspettate scogliere, nelle quali ho fatto bellissimi bagni. Pittoresche insenature, misteriose grotte, inusuali torri costiere pluricentenarie. Un territorio incontaminato la cui terra ha gradazioni cromatiche uniche, tipiche di questa terra baciata dal sole, che offre sapori particolarissimi, tra i quali indimenticabili quelli offerti dal panzarotto, fritto o rustico, che mangiavamo a pranzo.
Impossibile elencare le bellezze delle tante cittadine e borghi visitati, ma non posso esimermi dall’accennare a quei luoghi che ancora porto dentro di me:
- Matera: le abitazioni rupestri sono segno tangibile di una vita difficile ed integrata negli anfratti della natura; ma anche il ricordo di quello che è stato il cambiamento importante che è avvenuto in questa zona con la Repubblica Italiana, quando De Gasperi in particolare si occupò e si preoccupò, non compreso, di questa condizione di vita.
- Gioia del Colle con il castello di Federico II che ci ricorda il suo genio e l’importante contributo dato a questa terra.
- Alberobello e i suoi trulli, chiaro segnale della “antropizzazione” di questa terra dura e bellissima (il vocabolario dà questo significato: antropizzazione n.f. [pl. -i] trasformazione delle caratteristiche di un territorio o di un paesaggio precedentemente intatto per effetto dell’intervento umano ).¶ Deriv. del gr. ánthropos ‘uomo’.
- Locorotondo: eccezionali i suoi vini e le sue cantine… il primitivo e il negroamaro…
- Cisternino e Ostuni, città bianche ad impianto arabo, dai vicoli suggestivi ed affacciati sulla valle.
- Gallipoli, la “città bella” (kalè polis in greco), una rocca sul mare, avamposto sullo Ionio e antico presidio commerciale che ha conosciuto la fortuna con il commercio dell’olio lampante fabbricato nei frantoi ipogei.
- Copertino e Galatina meta di tutti i tarantolati per le quali ho il rimpianto di non essere riuscita a visitare a fondo il castello di Copertino e la chiesa di Santa Caterina a Galatina
- Otranto: capitale del Salento in epoca bizantina e porto più orientale d’Italia, con il suo centro storico le sue chiese. La cattedrale, il cui splendido pavimento purtroppo era coperto, e la chiesa di San Pietro, segno tangibile della presenza greca e della sua influenza nell’area.
- San Nicola di Casole, del quale abbiamo solo visto da lontano il luogo dove era situato il monastero basiliano: i suoi resti sono su un fondo privato e inaccessibile e così ci siamo limitati ad immaginare, ricordando l’ importanza storica culturale e religiosa dello scriptorium monastico, ponte fra Occidente e Oriente, fra cultura cattolica latina e greco ortodossa, centro da cui si irradiò la cultura bizantina nell’Italia merdionale, in cui si formavano i giovani e in cui si preservava la cultura greca o “ grica”, che ha segnato in modo indelebile il Salento.
- Lecce, detta Firenze del sud, con le sue chiese barocche (in particolare Santa Croce), veri ricami in pietra leccese, con l’arte della cartapesta, i suoi locali anima della vita notturna della città… e il pasticciotto con il caffè in latte di mandorle.
Ed infine, ma non meno importanti, voglio ricordare gli incontri con le persone che sempre si sono dimostrate accoglienti, disponibili e gentili: l’accompagnatore, di origini leccesi, che ci ha trasmesso il suo amore per la sua terra, i suoi amici che ci hanno accompagnato nelle serate al suono della pizzica, gustando l’ottima cucina pugliese e tutti coloro che ci hanno mostrato i tesori artistici e le tecniche produttive locali.
Rimane il ricordo delle risate che ho fatto ed il senso di benessere che ho avuto in quei giorni nonchè l’eco del vocìo dei miei compagni di viaggio – in particolare una- che gridavano sempre “ che bello… che meraviglia…”.
Ci tornerò…
Testimonianze come questa danno lo stimolo a continuare a restituire, attraverso questo sito, l’incanto della Terra d’Otranto, di giorno in giorno, di pedalata in pedalata :)
Grazie
Questo viaggio ha lasciato in me ricordi bellissimi, fatti di luce, colori, luoghi incantevoli che è stato particolarmente entusiasmante scoprire al ritmo “lento” della bicicletta, un mezzo che mi ha fatto davvero respirare l’aria dei luoghi attraversati, con i suoi profumi, le voci, il saluto scambiato al volo con altri ciclisti o i passanti, un mezzo che mi ha permesso di vedere i ciclamini cresciuti numerosissimi lungo la strada, di scoprire il territorio – borghi, uliveti, mare – con la forza delle mie gambe e senza inquinarlo, e che, infine, mi ha fatto veramente gustare, la sera a cena, le ottime specialità della cucina pugliese!