di Armando Polito
È il raffreddore comune o, semplicemente, raffreddore1, un’affezione, generalmente non grave delle prime vie respiratorie, in particolare del naso e della gola, con sintomi essenzialmente a base di catarro e mal di gola, mal di testa, senzazione di stanchezza, tosse, starnuti e, soprattutto, produzione abbondante di muco.
Proprio la dominanza di quest’ultimo sintomo ha dato vita alla nostra voce dialettale, che è dal latino fluxiòne(m)=lo scorrere, a sua volta da fluxus=flusso, e questo da flùere=scorrere; trafila: fluxiòne(m)>fulxiòne(m) (metatesi di –l-)>furxiòne(m) (passaggio –l->-r-)>fursiòne2.
Fluxio/fluxionis non è attestato nel senso di raffreddore nemmeno una sola volta dagli autori classici, nemmeno nel latino medioevale; probabilmente il particolare significato risale al latino volgare, cioè parlato, per il quale, come è intuitivo, siamo nel campo delle forme (nel nostro caso del significato) congetturate, in attesa, quasi perenne, di attestazione scritta3.
Ma qual era per il mondo romano la voce latina o le voci corrispondenti alla nostra fursione? Va detto anzitutto, basandosi sulla loro ricorrenza nella Naturalis historia di Plinio, che erano due i termini generici per indicare la fuoruscita patologica di liquidi o di muco: destillàtio (da destillàre=cadere a gocce, composto da de=da+stillàre=gocciolare, da stilla=goccia) ed epìphora (dal greco epiforà=assalto e, come termine medico, flusso, da epì=su e fero=portare). Usati da soli, perciò, potevano indicare dal catarro alla diarrea e da questa alla blenorragia4.
Quando si voleva fare un riferimento più specifico alla malattia si aggiungeva in caso genitivo un sostantivo indicante l’organo o la parte del corpo interessata. E così destillatio narium (op. cit. XX, 183) era il catarro nasale5 e, estensivamente, il raffreddore (tanto destillàtio che fursiòne hanno in sè, come risulta più che chiaramente dalle loro etimologie, l’idea dello scorrere); destillatio thoracis (op. cit. XX, 49; XXIX, 42) o pectoris (op. cit. XXX,46) era il catarro bronchiale; destillatio faucium (op. cit. XXI, 155; XXX, 32) quello della gola; destillatio ventris (op. cit. XXII, 35) la diarrea. Non manca anche una locuzione parzialmente specifica (op. cit. XXIV, 38: destillatio a pituita=gocciolamento di liquido dovuto a catarro).
Lo stesso valeva per epìfora: l’epiphora oculorum (op. cit. XX, 11, 160, 209, 217, 234; XXI, 130, 148, 158, 163, 166; XXII, 69, 137, 142; XXIII, 93, 131; XXIV, 55; XXVII, 50, 128; XXVIII, 167; XXXIV, 154; XXXV, 34; XXXVI, 34, 130) era la lacrimazione; epiphora ventris (XXVIII, 207) era la diarrea.
Torno ai nostri giorni e dò ragione del punto interrogativo presente nel titolo. La fursiòne non è più una malattia stagionale: sarà colpa dei cambiamenti climatici, del nostro sistema immunitario o, magari, di entrambi i fenomeni?
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1 Non a caso incluso, insieme con l’influenza, tra le malattie da raffreddamento.
2 Dalla stessa radice di fursiòne deriva la più grave influenza [dal latino medioevale influèntia(m)=scorrimento, dal classico influèntia, neutro plurale del participio presente di inflùere=sboccare, composto da in=verso e flùere=scorrere]. La voce, partendo dal concetto di scorrere, mi pare legata non solo ad uno dei sintomi principali, ma anche alla facilità di diffusione della malattia. Non mi pare da accettare l’opinione corrente legata al medioevale obscuri coeli influentia (misterioso influsso degli altri): a parte il fatto che a moltissime malattie veniva allora attribuita questa eziologia, non si capisce perché la nostra, che non era certo la più pericolosa tra tutte, avrebbe dovuto assumere il nome addirittura per antonomasia. Mi pare pure molto discutibile la datazione della prima ricorrenza di tale nome al 1580, anno in uscì per i tipi di Marescotti l’Historia Fiorentina di Domenico Buoninsegni (1384-1465), in cui a pag. 456 si legge: Fu in detto mese [agosto 1357; per errore di stampa compare 1537, data in cui l’autore era morto da parecchi decenni] grande influenza di lunghe, e mortali infermità, in Firenze, e nel contado, e morirono molti, e buoni cittadini… Come si fa a scambiare, in un contesto simile, influenza nome comune (sinonimo di scoppio e diffusione, pur accettando l’influsso astrologico medioevale) con il nome proprio della malattia e di lunghe e mortali infermità complemento di specificazione con un complemento di qualità? Se il Buoninsegni lo avesse inteso come tale non avrebbe avuto difficoltà a farlo precedere da una virgola, vista la sua abitudine (rientrante, comunque, nella normalità della pratica scrittoria dell’epoca) ad abbondare di questo segno di interpunzione anche dove non sarebbe stato necessario (lunghe, e: Firenze, e; molti, e).
3 Se il destillàtio del secondo dei graffiti pompeiani di cui si è parlato in nota 2 aveva il significato di raffreddore, è lecito immaginare anche per fluxio lo stesso destino.
4 Destillatio ricorre anche in due graffiti a Pompei: destillatio: CIL IV, 760 Obli(n)ge mentulam, ment(u)lam elinge(n)s…Destillatio me tenet (Lecca il membro, leccando ripetutamente il membro…Sto eiaculando); CIL IV, 8918: Destillatio me tenet; qui il contesto meno esteso ha ispirato queste quattro interpretazioni tra le quali è difficile, anzi impossibile, scegliere: a) Ho il raffreddore; b) Ho le mestruazioni; c) Ho la blenorragia; d) Sto eiaculando.
5 Ecco la terapia d’elezione per questo inconveniente secondo Plinio (op. cit. XX, 71): Destillationem narium discutit tusum in linteolo olfactum ([Il git o melanzio o melaspermo] pestato in un fazzoletto e fiutato elimina il catarro nasale).
Gentile Armando, a Collemeto si dice frussione. Forse per indicare il flusso dal naso. Grazie per le vignette divertenti, ma anche il testo diverte e istruisce. I suoi alunni devono essere stati fortunati con un prof così. Ad maiora semper!
Sottoscrivo quanto scrive Alfredo, ho solo un dubbio e non è di tipo etimologico: con Armando è più giusto dire che ci divertiamo istruendoci o che ci istruiamo divertendoci?! :/
Frussione è sempre da fluxione(m), con passaggio -l->-r- e sviluppo di -x- in -ss-., e sempre con riferimento al catarro nasale. Quanto agli alunni,tremo all’idea che qualcuno si faccia vivo; sto scherzando, ma non tanto…Grazie per l’augurio!
Condivido l’ultima saggia “explicatio” di Armando….
si tratta di un fluxus, e non da poco in alcune forme, in cui agenti virali e non inducono l’infiammazione e l’eliminazione per via anteriore delle abbondanti secrezioni in tal modo stimolate e prodotte dalle mucose nasali.
Buona domenica a tutti!