IL SUD VISIONARIO DI MAURIZIO NOCERA. “L’ISOLA DELLA LUCE” DI AUGUSTO BENEMEGLIO
di Paolo Vincenti
“L’isola della luce… è una lingua di terra che sorge dal mare, posta ai confini tra la realtà e il sogno, ma non è dato a tutti scorgerla poiché gli dei spesso la velano con uno strato di nebbia e ne impediscono la vista… Ciascuno di noi, però, può trovare l’isola della luce se reca nel proprio animo la bellezza e l’amore, la purezza e il coraggio, sentimenti graditi agli dei della terra e del cielo. Fu in quel luogo che noi, io e i miei compagni della terra di Grecia, approdammo molti anni fa e là il nostro signore Ariel fondò una città divina a cui pose nome Anxa”. L’isola della luce, di Augusto Benemeglio, viene ripubblicata ventidue anni dopo la sua prima uscita (1982), per la Collana “L’ uomo e il mare”, collana fondata dallo stesso Augusto Benemeglio e diretta da Maurizio Nocera, che cura la Prefazione del libro. L’autore, volto noto al pubblico di Tele onda Gallipoli, ha firmato nel corso della sua lunga carriera letteraria, con lo pseudonimo di Augusto Buono Libero, una trentina di pubblicazioni di vario genere, fra cui la trilogia gallipolina L’isola della luce (1982), L’isola e il leone (1984), Il cavaliere Mutilato (1998); inoltre, testi per il teatro, alcune biografie-recital su grandi personaggi della nostra storia come “Giacomo Leopardi” (1987), “Vittorio Bodini”(1999), “Antonietta De Pace” (2000). Critico d’arte e letteratura, si occupa anche di costume e storia della Marina Militare, da cui proviene per formazione etica e culturale.La storia dell’Isola della luce è dolcissima e l’autore la situa in un luogo “dove dormono i sogni e le fiabe, in quella remota regione della fantasia e della idealità, tra case bianche disperse in giardini di contorti oliveti e distese di pale di fichidindia, in una terra senza tempo e senza fine”. Qui, in questo eden di bellezza, regna il mitico Ginestro e qui giunge il capitano di mare Lamedonte, dietro al quale forse si nasconde lo stesso autore, alla ricerca di un principe disperso nella luce del sole, per incontrare il vecchio re dei Messapi, Ginestro, appunto, il quale a sua volta cercava una fanciulla nella gola della luna. E questa fanciulla fatata, incantata, che per il poeta capitano di vascello fa di nome Anxa, è Kallipolis, Gallipoli, la “Bella”. L’opera vuole essere quindi un omaggio alla propria città, già cantata in prosa e in versi, dell’autore Augusto Benemeglio che, come dice Nocera nell’introduzione dell’opera, “con la pazienza e la maestria di una Penelope gallipolitana, ha saputo tessere una tela così bella e fascinosa, piena di incanto e di magia, com’è appunto L’isola della luce”.
(pubblicato su Il Tacco d’Italia agosto 2004)