di Marcello Gaballo
Il giglio e l’orso. I Principi d’Angiò e Orsini del Balzo nel Salento
a cura di Antonio Cassiano e Benedetto Vetere
M. Congedo Editore
Galatina, 2006
pp. 482, con ill. a col.
€ 75,00.
Un bel volume già dalla copertina, con una stampa ben curata e significative illustrazioni a colori che documentano gli studi di R. Alaggio, G. Carducci, D. Castaldo, M. C. Casto, M. Cazzato, P. Corsi, F. Giannachi, A. Kiesewetter, C. Massaro, S. Ortese, F. Panarelli, P. Peri, C. D. Poso, G. Vallone, oltre quelli dei curatori A. Cassiano e B. Vetere.
La pubblicazione rientra fra quelle del Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell’Università degli Studi di Lecce, seconda della Collana di Storia e Arte in Terra d’Otranto, diretta da Lucio Galante.
Nella storia del Salento forse nessun altro periodo è altrettanto importante ai fini della sua identità storico-culturale quanto quello compreso fra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento, l’ “età orsiniana“, caratterizzata dalle notevoli capacità militari, dal carisma e dal mecenatismo di Raimondo Orsini del Balzo.
Principe di Taranto, “al vertice di uno stato feudale dalle dimensioni sovraregionali” esteso fino alla Terra di Bari e confinante con la Campania, è stato senz’altro una delle figure più importanti della Puglia. Ai numerosissimi possedimenti aggiunse la contea di Soleto e per il matrimonio con l’altrettanto celebre e potente Maria d’Enghien ebbe anche quella di Lecce dal 1385.
I diversi e qualificati saggi offerti nel volume finalmente mettono ordine su questa complessa figura e sui suoi congiunti, inquadrandoli in relazione con le vicende angioine e durazzesche, e chiarendo gli schieramenti nati come conseguenza dello scisma, che facevano capo alla regina napoletana Giovanna I, schierata a favore di papa Clemente VII, e a Carlo III di Durazzo, incoronato re da Urbano VI.
Con l’ausilio di alberi genealogici ed una ricca documentazione araldica, che ribadiscono le attente strategie matrimoniali dei potenti principi, il volume si rivela una preziosa miniera di piste di approfondimento non solo storiografico ma anche, ed ecco finalmente una gradita novità, artistico, all’autunno del medioevo e alle soglie del rinascimento salentino.
Le due espressioni che più ricalcano lo splendore orsiniano e l’attenzione del suo principe per le arti sono senz’altro le chiese di S. Caterina in Galatina e di S. Stefano in Soleto, le cui preziose testimonianze artistiche, e pittoriche in particolare, corredano tutta l’opera, visualizzate da un valido apparato fotografico, sollecitando a continui raffronti con similari espressioni sparse nel vasto territorio salentino e perciò a meritevoli approfondimenti sulla cultura artistica coeva.
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