24 settembre 2010, 19,30
Fondo Verri, via S. Maria del Paradiso 4, Lecce
Ambienti tra le righe
Moderatore: Stefano Donno
Presentazione del volume
Il Vento e le Pietre di Dario Stornati
(Lupo editore).
Dario Stomati è un neurologo di Mesagne, che poco ha a che fare con
la storia, anzi, con la preistoria, e men che meno con pietre,
megaliti e reperti archeologici. Eppure è lui la voce narrante di
questo viaggio tra i megaliti del salentino e sulla cultura che li ha
prodotti. Il libro da lui scritto – tra le numerose pubblicazioni
scientifico e a carattere medico – è Il vento e le pietre, edito dalla
Lupo (pp. 181, 15 euro), pubblicato nel 2010.
Questo libro si pone come un percorso tra pietre, popoli e territori.
Ciò che spinge questo percorso è il vento, equivalente della curiosità
e della passione dell’autore per le “grandi pietre”. Seguendo tracce
di enormi dimensioni, egli ritrova nelle testimonianze megalitiche
salentine tutti i segni di un’unica cultura passata, i cui confini
vanno ben oltre la punta della nostra penisola. Questa cultura è
definita “proprioeuropea”, perché abbracciava popoli del Mediterraneo,
della Francia, popoli che risiedevano sulle coste europee che danno
sull’Atlantico, espandendosi fino alla Romania ed al Medioriente.
Questa cultura è quella che ha preceduto la cultura indoeuropea, da
essa completamente soppiantata; ma è anche la cultura imputata di aver
lasciato un segno del proprio passaggio non indifferente, i megaliti.
Un estremo, ultimo avamposto dei “proprioeuropei” sono i cretesi,
ipotesi non del tutto accreditata e non supportata dall’autore stesso,
che preferisce vedere in dolmen e menhir un romantico mistero
dell΄antichità, una domanda sempre aperta sul passato.
La sezione dei libri sulle pietre sicuramente non è vasta, né riporta
moltissimi titoli ed autori. Indi, è apprezzabile che vi siano novità
in tal senso, in un settore di sua natura così immobile. Certamente,
bisogna aver passione e volontà per farsi interessare ad un così
atavico problema. C’è chi intravede in queste strutture preistoriche
un fascino assoluto, dovuto alla totale assenza di spiegazioni
verosimili nonché alla plastica bellezza della muta pietra, che si
erge placida e tranquilla, per esempio, nelle campagne salentine,
piuttosto che in quelle della Normandia francese. Tali monumenti
(dedicati alla natura? al divino? alla solitudine di chi li erigeva?)
creano da un lato interrogativi su possibili collegamenti culturali
interspaziali; dall’altro pongono introspettive domande; ed inoltre,
naturalmente, provocano lo scatenarsi di dubbi e ipotesi sulla storia
passata. La ricerca di Stomati si rivela puntuale, dettagliata e
complessa perché attraversa giustamente numerose scienze: archeologia,
etnografia, antropologia. Solleva diversi dubbi, privi di risposte
certe; ci si affida infine soltanto alla certezza che il vento
continui da millenni a scalfire quelle pietre nello stesso modo.
Azzurra Scattarella