Dopo 200 anni rischia di scomparire la Manifattura Tabacchi del Salento leccese
di Antonio Bruno
Nel 1812 viene istituita per speciale privilegio la Manifattura Tabacchi del Salento Leccese che lavorava dagli 11 ai 12 mila quintali di foglia di tabacco che veniva prodotta nei migliori terreni di 24 Comuni del Salento leccese. Oggi è la British American Tabacco l’erede di quell’opificio che è l’azienda anglo-americana unica in Italia a produrre tabacco e confezionare sigarette: le Ms, annuncia lo stop della produzione nel Salento.
In questa nota alcune considerazioni sulla distruzione della coltivazione del Tabacco del Salento leccese.
Fìmmene, fìmmene ca sciati allu tabaccu
(Donne, Donne che andate a lavorare nei campi di tabacco)
‘nde sciati dhoi e ne turnati a quattru
(quando andate siete due e dopo ritornate in quattro)
ci bu la dice cu chiantati lu tabaccu
(chi è che vi dice di piantare il tabacco)
la ditta nu bu dae li taraletti
(la ditta non vi da i telai su cui mettere le foglie per l’essiccazione)
ca poi li sordi bu li benedicu
(benedico i vostri soldi)
bu ‘nde cattati nuci de Natale
(con cui comprare le noci a Natale)
te dicu sempre cu nu chianti lu tabaccu
(te lo dico sempre di non piantare il tabacco)
lu sule è forte e te lu sicca tuttu
(il sole è forte e lo fa seccare)
Ricordate le nostre mamme o nonne che ci raccontavano del lavoro che facevano nelle “Fabbriche del Tabacco”? A San Cesario del Salento leccese di queste fabbriche ce n’erano parecchie anche se adesso non ce ne sono più da decenni. E cosa dire dei nostri nonni, sino ai nostri padri e fratelli che hanno coltivato il tabacco nel Salento leccese sino a qualche anno fa? Era estate quando si lavorava il tabacco e il sole salentino ardeva le campagne e la pelle delle donne e degli uomini che lavoravano in campagna. Giuseppe Abatianni di San Cesario del Salento leccese rimane turbato quando scopre che il tabacco, anche se non si coltiva più, produce il premio agli agricoltori, un premio in soldi! Mi chiede che ne facciano di quei soldi, mi chiede se li investono nelle campagne, io gli rispondo che non so… Giuseppe Abatianni è uno dei 500 dipendenti della British American Tabacco, l’azienda anglo-americana, l’unica in Italia a produrre tabacco e confezionare sigarette (le Ms), Giuseppe Abatianni mi racconta delle manifestazioni che sta facendo perché ha il suo posto di lavoro a rischio. Le cronache di questi giorni raccontano degli incontri tra azienda e sindacati per trovare soluzioni alternative allo stop della produzione annunciato nel Salento.
La tabacchicoltura del Salento leccese degli anni 2000 era ridotta ai margini tanto che nel 2006 rappresentava lo 0,36% dei 157.720 ettari coltivati. Nel 2006 dal tabacco venivano poco più di mezzo milione di Euro ovvero lo 0,2% dei 281 milioni di Euro che rappresentavano la Produzione lorda vendibile ottenuta dall’agricoltura del Salento leccese.
Eppure sino al 1996 si coltivavano 5.180 ettari di tabacco ed i 5.500 ettari di tabacco davano lavoro a 30 mila braccianti agricoli che lavoravano per 1 milione e 600 mila giornate agricole con 172 miliardi delle vecchie lire tra salari e contributi e con una produzione di tabacco di 14mila Tonnellate.
Ma non finisce qui, nella fase successiva della trasformazione c’erano 11mila addetti con 220mila giornate lavorative e 25 miliardi di lire tra compensi e contributi.
Nel 2004 dopo le varie crisi cancellano posti di lavoro e redditi mettendo al tappeto l’agricoltura del Salento leccese e, in questo 2010, appena sei anni dopo, rischia di accadere la stessa cosa per la Manifattura Tabacchi di Lecce.
Era l’anno 1561 quando il Cardinale Prospero Pubblicola di Santa Croce (1513-1589), Nunzio Apostolico in Portogallo, al ritorno da una missione diplomatica presso la Corte di Lisbona, portò i semi di tabacco in dono al Papa Pio IV che li fece coltivare dai monaci Cistercensi nei dintorni di Roma.
Proprio per questo motivo la coltivazione del Tabacco nel Salento leccese fu affidata per lungo tempo ai frati mendicanti. Nel 1800 la “polvere leccese” è considerata alla pari della “Siviglia di Spagna” come un prodotto di gran lusso che riesce a penetrare prepotentemente nelle Corti dei Re di tutto il Mondo, insomma il Tabacco del Salento leccese diviene un bene raffinato e costosissimo. Nel 1810 la coltivazione e il commercio del Tabacco diviene una “privativa di Stato” e per questo motivo subisce nel Salento leccese una temporanea contrazione: la quantità di prodotto si riduce perché vengono introdotte razze esotiche per la coltivazione. Nel 1812 viene istituita per speciale privilegio la Manifattura di Lecce che lavora dagli 11 ai 12 mila quintali di foglia di tabacco che viene prodotta nei migliori terreni di 24 Comuni del Salento leccese. E’ nel 1870 – 75 che la produzione riprende a crescere in quantità e in qualità. Infatti con l’unificazione del Regno d’Italia, nel 1870 c’è un nuovo orientamento dell’attività di produzione agricola determinato dalla maggiore sicurezza delle campagne e dai più facili mezzi di comunicazione. In quegli anni c’è anche un allargamento del mercato e un’ampia applicazione del contratto ventinovennale (di 29 anni) di “Colonia a miglioria” che si rivelò uno strumento formidabile per valorizzare terreni marginali e poco produttivi in quanto coniugava il vantaggio di nessun costo per il proprietario con un equo compenso per il lavoro del conduttore del fondo.
Sono passati appena cinque anni dal 2005 dalla nascita del Programma dell’Unione Europea denominato Coalta ovvero Colture alternative al Tabacco che aveva l’obiettivo di favorire la riconversione della tabacchicoltura del Salento leccese attraverso l’introduzione delle coltivazioni del Farro, l’artemisia, il muglolo (un cavolo del Salento leccese), l’asparago e le patate e ricordo vennero avviati campi sperimentali a Monteroni del Salento leccese nell’Azienda Agricola dell’Istituto sperimentale tabacchi e a Sternatia e Maglie sempre nel Salento leccese.
Dal 2006 c’è il disaccoppiamento totale che ha provocato l’abbandono in massa della coltivazione del tabacco e i titoli storici maturati dai tabacchicoltori non sono stati più investiti nella coltura e nessuno in questi anni ha registrato investimenti di questi capitali nell’agricoltura del Salento leccese.
Abbiamo perso tutti! Più di 40 mila tra braccianti e addetti alla trasformazione non guadagnano più e non spendono più i quasi 200 miliardi di vecchie lire ovvero i 100 milioni di euro. Un danno enorme per l’Economia di questo territorio perché i 100 milioni di Euro sono spariti e nessuno è riuscito a cavarli da qualche altra “coltura del Salento leccese”. Adesso anche la Manifattura dei Tabacchi del Salento leccese, l’ultimo baluardo costituto quasi 200 anni fa, nel 1812 , rischia di scomparire. Il Tabacco, la “polvere leccese” il prodotto di gran lusso del Salento leccese ovvero la “Ferrari” del Tabacco non è che uno sbiadito ricordo lontano, il Tabacco del Salento leccese è l’ennesima vittima della mancanza di una politica in grado di competere in questo tempo della globalizzazione! Abbiamo un compito nuovo, siamo chiamati a un’ impresa entusiasmante: c’è da ricostruire l’agricoltura del Salento leccese perchè di quella che è stata l’economia agricola rimangono solo macerie.
Vincenzo Rutigliano: Puglia, dal Tabacco nasce il farro Sole 24 ore del 1 febbraio 2007
Valentina Marzo: Produzione «Ms» in Romania La vertenza diventa nazionale Corriere della sera del 9 settembre 2010
Bat: fumata nera in Regione, si attende il vertice di venerdì a Roma – Il Paese Nuovo
L’Agricoltura Salentina, Lecce Giugno 1935.
Bello l’articolo,belle le foto.