GLI OMOFONI DEL DIALETTO NERETINO A FUMETTI (7): scriddhàre.
Un ordine apparentemente contraddittorio.
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1 Totò, vieni a togliermi i semi a questi pomodori…e non strillare!
2 Dico io se è possibile che, con due donne, debba essere un maschio a togliere il seme ai pomodori!
3 Fratello mio, è possibile, è possibile. I tempi sono cambiati.
Scriddhàre nel dialetto neretino può significare strillare e togliere i semi (in dialetto criddhi, plurale di criddhu). Nel primo significato scriddhare può essere considerato deformazione di strillare (che è di origine onomatopeica) e non connesso, invece, col canto del grillo (pure esso in dialetto criddhu). Nel secondo significato entra in campo l’omofono criddhu (il seme), per il quale il Rohfs si limita ad un confronto col calabrese arìddhu senza proporre, neppure per quest’ultimo, alcun etimo. Eppure non avrebbe comportato spreco di molto spazio aggiungere che nel glossario del Du Cange è attestato quanto segue:
(ARILLI sono i chicchi secchi dell’uva, così detti dall’aridità. Glossario del medico Simone Genovese, dal codice regio 6959).
Rimane da spiegare la c– di criddhu. Ci vengono in soccorso le varianti in uso in altre zone del Leccese: riddhu a Lecce e riddu a Tricase. Risulta evidente che esse derivano per aferesi da arillo. In criddhu è intervenuto un fenomeno inverso rispetto a quello manifestato da vocaboli tipo crasta (vaso da fiori) che è, con metatesi, dal greco γάστρα (leggi gastra). Crasta diventa in altre zone rasta. Criddhu, perciò, è frutto di un processo imitativo inverso, di carattere ipercorrettivo.