Mario Marti: “La Maglie di Emilio Panarese” (in “Voce del Sud“, Occasioni di lettura, Lecce, 2 dicembre ’95)
Questo è uno dei libri più solidi e compositi che mi siano passati per le mani in questi ultimi tempi: Maglie. L’ambiente. La storia. Il dialetto. La cultura popolare; voglio dire costruiti e scritti da un solo autore nella pluralità dei suoi interessi scientifici e culturali; e nel caso specifico da Emilio Panarese, di Maglie, per l’editore Congedo di Galatina; volume novantesimo della magnifica e ricca “Biblioteca di cultura pugliese”, fondata a suo tempo, da Michele Paone e ora diretta dallo stesso Mario Congedo (1995, pp. 490, in sedicesimo assai grande). Nulla davvero manca alla completezza della narrazione, della rievocazione e dell’analisi; nessun silenzio, più o meno consapevole, più o meno furbastro e dissimulato, potrebbe essere rilevato a scorno e in difetto della quadruplice indicazione del sottotitolo. Anzi direi che ambiente è parola usata in copertina con valore assai riduttivo, perché essa implica, in effetti nel volume, non soltanto gli aspetti naturali e climatici, ma anche tutti gli altri dovuti all’intervento dell’uomo a integrazione, a correzione o a danno, lungo l’intera trattazione: dallo sviluppo della popolazione all’espansione urbanistica, dal carattere del territorio al suo vario usufruimento, e così via.
È ovvio che gran parte di questa “sezione” del libro sconfini poi e debordi nella storia, anche se questo termine, nella formulazione del sottotitolo, sembri piuttosto limitato a significare principalmente le vicende, gli avvenimenti riguardanti la città lungo i secoli; e sono tanti e narrati con tanto amore e con tanta verità. E quanto al dialetto e alla cultura popolare dirò che il Panarese offre una visuale ampia e generosa, là dove il curioso del dialetto si risolve in storia della lingua e della letteratura, sia pure dialettale; e la cultura popolare trapassa dal gusto del folklore e della tradizione a un vivo interesse di sapore antropologico.
Così, attraverso le indicazioni offerte dall’autore nello stesso titolo del suo libro, è stato possibile ricostruirne, per così dire, l’intera ossatura e le strutture portanti. Complete, come si vede, e ben congrue alle intenzioni dalle quali nasce l’insieme dell’edificio. E, si aggiunga ora, ben solide, quando il lettore è portato a verificarle nel vivo della trattazione e del tessuto narrativo. Non c’è affermazione che non sia documentata e supportata o sostenuta da precise notizie e motivazioni del tutto sicure; in caso contrario l’autore, onestamente, avverte il lettore. E al positivo effetto generale contribuiscono non soltanto le illustrazioni fuori testo, talune delle quali di emozionante interesse (parecchie fotografie del secolo ineunte; certi ritratti in dagherrotipo che già da soli ci riportano il colore e il profumo del tempo), o del tutto illuminanti nella loro preziosità bianconera, ma anche, e direi ancor più, quelle inserite nel testo, a integrare il discorso storico, i numerosissimi grafici, e le serie cronologiche, le tante utilissime cronotassi, e persino le particolari ricette gastronomiche per i dolci e le fritture natalizie; e via dicendo. Tanta roba; tanta ricchezza; in un ordine previsto e preordinato.
Emilio Panarese con questo libro giunge veramente al traguardo finale dei suoi diuturni studi su Maglie portati avanti da più decenni; e fissa una tappa fondamentale, difficilmente superabile, della storia della sua piccola patria. Egli sempre curioso e sempre amante del documento autentico (tante sue precedenti pubblicazioni si aprono con l’elenco delle ‘”Fonti manoscritte” da lui utilizzate; ed, ovviamente anche questo suo libro); e narratore, anche per questo, limpido, chiaro, oggettivo. Come accade in tante piacevoli e affabili pagine di quest’opera, della quale m’è parso doveroso e impagabile sottolineare soprattutto la completezza e l’organicità, che trovano origine e giustificazione da molto lontano. Non entro nel merito di singole questioni: non ne ho la necessaria competenza. E d’altra parte in questa sua fatica Panarese s’è dovuto destreggiare tra scienze difficili e diverse: dalla paleontologia all’archivistica, dalla letteratura alla dialettologia, dalla linguistica alla diplomatica, alla scienza delle tradizioni popolari, e ad altro ancora. Forse non sarebbe difficile trovargli, per questo, dei nèi o delle macchie, da parte degli specialisti severi e rigorosi. Ma pare fuor di dubbio che questa sua Storia di Maglie (così mi piace infine definirla) rimarrà a testimoniare non soltanto una fondamentale tappa della storiografia locale d’autentico timbro scientifico, ma anche un’ammirevole tenacia nel lavoro e un amore straordinario e fermo per la propria patria.