Tratto di strada campestre, importante testimonianza della civiltà contadina, interessato dal progetto del nuovo tracciato della S.S. 275
di Marco Cavalera
Un altro frammento di storia della civiltà contadina salentina sarà, forse, sepolto per sempre da un nero nastro di asfalto. Si tratta di un tratto di strada campestre, lunga circa 2,5 chilometri e larga poco meno di 2 metri, che si caratterizza per la presenza di carraie scavate sul banco di roccia. I solchi sono larghi dai 20 ai 30 centimetri, presentano una profondità massima di 15 centimetri e si sviluppano, in maniera pressoché continua, per tutta la lunghezza del tracciato.
Il tratto viario, ubicato interamente nel Comune di Tricase, insiste nelle località Macchie di Ponente e Serra del Fico e lambisce silenti ruderi di antichi edifici rurali e strutture in pietra a secco (liame e pajare).
Ai lati della stradina si individuano numerosi blocchi di pietra calcarea, infissi verticalmente nel terreno o reimpiegati nei muretti a secco.
Le ricognizioni di superficie, effettuate nelle proprietà poste ai margini della strada carraia, hanno permesso di rinvenire alcuni manufatti di ceramica, per lo più di epoca moderna, da attribuire ad una intensiva frequentazione agricolo-pastorale di quest’area. Si tratta di un elemento che consente di ipotizzare un utilizzo della strada campestre in un’epoca non antecedente al Medioevo.
La carrareccia è stata individuata a seguito dei sopralluoghi effettuati dal Comitato 275 nelle aree interessate dal progetto di ammodernamento della S.S. 275.
Sulla base di quanto proposto nel progetto, il nuovo tracciato della S.S. 275 ricadrà sul percorso dell’antica carrareccia, dal km 22,300 al km 23,300.
“Si tratta dell’ennesima testimonianza storico-archeologica” – afferma Vito Lisi, portavoce del Comitato 275 – “che quest’inutile autostrada andrebbe a cancellare per sempre. La particolarità di questo «tratturo» è legata alla sua collocazione in un lembo di territorio integro nella sua tipicità paesaggistica e con una sorprendente biodiversità di specie autoctone, sia vegetali che animali. La lunghezza di circa 2,5 km, interamente accompagnata da muri a secco e sontuosi alberi d’olivo, ne fanno uno dei «gioielli» che il Salento non è disposto a sacrificare, in nome di un illusorio Sviluppo già deceduto sul nascere. Ne è testimonianza la vicina zona P.I.P. di Tricase, che oggi più che mai appare vuota cattedrale nel deserto industriale”.
Trovo romantico il pensiero del sig. Cavalera, ma le strade sono determinanti per lo sviluppo dei luoghi. E quella terra ha tanto, tantissimo bisogno di ammodernarsi. Ne trarranno vantaggio le attività produttive e il turismo.