di Rocco Boccadamo
Si suole sostenere che, relativamente ad una coppia, sebbene protagonista di un tranquillo e intenso sodalizio matrimoniale protrattosi per molti decenni, allorquando e dopo che scocca l’ora della dipartita per uno dei componenti, tutto finisce, si esaurisce e svanisce, anche per l’altro che rimane.
In realtà, non sempre accade propriamente così, anzi. Per averne conferma, basta soffermarsi un attimo su talune immagini o situazioni presenti nel paese natio e luogo delle vacanze estive di chi scrive.
Qui vi sono, difatti, alcune donne, fra loro, se ne citano ad esempio due, Lucia e Antonia, le quali, rimaste sole ormai da una quindicina d’anni e navigando pressappoco a latitudine d’età intorno agli ottanta, durante la precisata lunga parentesi temporale di tre lustri – vuoi con il caldo torrido, vuoi con la pioggia o il vento, vuoi con i rigori dell’inverno – non hanno fatto passare una giornata senza recarsi, rigorosamente a piedi (del resto non sanno guidare e non posseggono né auto, né biciclette), dalla loro abitazione al sito in cui, alla fine, siano tutti destinati a trovare ospitalità.
Rimaste sole, dunque, dette donne, e però affatto isolate, nessuna interruzione del contatto, del colloquio, della complicità ideale, ma, al contrario, una vera e propria continuità d’affetto e sentimenti con il partner andatosene: giusto come ai tempi della convivenza fisica.
L’abito indossato da queste persone è permanentemente di colore nero, non sempre si portano appresso mazzetti di fiori o piantine verdi, quel che conta per la loro sensibilità è il permanere e il rivivere il bisogno della frequentazione, della visita giornaliera ad un’immagine, ad un ricordo.
Magari le interpreti in discorso trascorrono, talvolta, notti inframmezzate dall’insonnia, ma la stanchezza e il torpore sono resi meno pesanti dall’attesa della nuova alba, dall’ansia di ritornare lì.
In tal modo, si perpetua idealmente e con immutata intensità il confronto, lo scambio di vedute con il compagno, sulle cose della famiglia, le attività e i programmi dei figli, la crescita dei nipotini, esattamente come se la vicinanza e la coabitazione fisica fra le mura della “casa degli sposi” non si fossero mai spezzati.
Non c’è che dire, figure semplici, senza grilli per la testa, cuori e sentimenti anch’essi semplici e però in certo senso esemplari, il quadretto può forse apparire fuori del tempo, mentre per fortuna così non è.
Anche il giorno d’oggi v’è posto, deve esserci posto, per gente di tale pasta: i loro passi e le loro abitudini, nella silenziosità che li contraddistingue, lasciano segni, ben più di tanti eventi eclatanti che si materializzano e si succedono d’intorno, alla stregua di meteore e, in quanto tali, svaniscono, poi, nel volgere d’un baleno.