Per quei giovani salentini che vivono la stagione più gioiosa lontanissimi dalla Puglia, nell’Afganistan

Fa ormai molto caldo qui nel Salento, un caldo che invita a spostarsi sui lidi e che annuncia l’inizio dei festosi riti della colorata e vivacissima terra d’Otranto, un caldo che invita a rigeneranti bagni di giorno, a vivere le piazze e affollare le strade nelle lunghe nottate da passare in spensierata compagnia. Entra nel vivo la più tumultuosa stagione in questa terra di sud e può avvenire, di tanto in tanto, che il pensiero corra solidale verso chi non ha modo di stare tra queste piazze in festa, tra queste spiagge animate e tra questa folla allegra, pur volendolo, pur appartenendovi. Tra questi assenti il nostro pensiero va a tutti quei giovani salentini che vivono la stagione più gioiosa lontanissimi dalla Puglia, nell’Afganistan del conflitto, delle contraddizioni, della guerriglia, della paura, del dolore e delle missioni internazionali di pace.

Con uno di questi giovani soldati di pace, il salentino Caporal Maggiore Quarta Simone, siamo riusciti a stabilire un contatto attraverso la rete, sfociato ben presto nell’idea di predisporre un’intervista da rivolgere al giovane, ai nostri occhi rappresentante ideale di ogni italiano convocato in missione in quelle zone critiche, lontanissimo dalla propria terra. Speriamo che la pubblicazione di questa intervista – autorizzata dal Cap. Antonio CALIANDRO (pugliese anch’egli), cui va un sentito ringraziamento per la disponibilità e la cordialità dimostrate nel corso della mediazione –  possa in qualche modo rappresentare un ponte ideale di vicinanza tanto con questi ragazzi impegnati in una pericola missione, quanto con la gente di ogni sud del mondo, non solo quelli della festa estiva e del mare, ma anche quelli dell’incertezza, dello stento e della speranza di un futuro migliore.

Invitiamo i lettori a percorre questo ponte ideale con il medesimo entusiasmo e la medesima spontaneità con cui è venuto alla luce, contribuendo a rinforzarlo con la propria partecipazione tramite commenti, domande e interrogativi da inserire nella sezione appositamente riservata in basso.

Ci sia concesso infine lo spazio per un grosso “in bocca al lupo” e un sentito ringraziamento ai nostri ragazzi da parte di tutti noi!

 

 

 

  

INTERVISTA AL CAPORALMAGGIORE QUARTA SIMONE DEL 9° REGGIMENTO ALPINI


D – Quanti militari salentini (Lecce, Brindisi e Taranto) sono con te 

R – Siamo in 16

 

D – Come si svolge la giornata-tipo

R – Dipende dalla giornata e dal tipo di lavoro da svolgere. Comunque la mattina ci alziamo presto, spesso usciamo in pattuglia. Nei ritagli di tempo ci occupiamo delle sistemazioni logistiche della base o si prova a riposare, caldo permettendo, si legge un libro, navighiamo su internet per vedere i vari fatti che accadono in Italia e a Lecce.

 

D – Che accoglienza vi riservano i locali

R – La maggior parte delle volte i locali ci accolgono bene. I bambini spesso ci salutano e si mettono a “giocare” con noi quando possibile. Sono rare le occasioni in cui l’accoglienza sembra più fredda, in quei casi la gente sembra “intimorita”.

 

D – Come trascorrete le serate, se non si è di servizio

R – Le serate si trascorrono guardando la TV o collegandosi su internet, telefonando o videochiamando la ragazza e a casa. Oppure ci riuniamo in una tenda per giocare a carte o per parlare di quello che ci aspetta al nostro rientro in Patria, o parlando di lavoro e di quello che è successo in giornata.

 

D – Quanto è sopportabile il caldo afgano rispetto al caldo estivo salentino

R – Poco. Fino alla metà di maggio la temperatura era sopportabile visto che era molto simile alla nostra in piena estate, ma poi l’aria è diventata irrespirabile con temperature che superano i 50°

 

D – A parte gli affetti personali, cosa manca di più

R –  Tutto. Il mare, i prodotti tipici salentini, l’aria che si respira a casa. Credo di aver reso l’idea, no?

 

D – In quale momento della giornata manca particolarmente la propria terra

R – Sempre, soprattutto ora che siamo in estate

 

D – Quale incarico ricopri. Ci dai qualche tua notizia biografica?

R – Mitragliere di bordo. Sono nato il 29 aprile 1984, vivo a Carmiano ma presto servizio a L’Aquila dal 2007. Mi sono arruolato a novembre del 2005 e sono in Afghanistan da fine marzo. Questa è la mia seconda missione qui, anche se due anni fa ero di stanza a Kabul, e la terza all’estero (Kosovo nel 2006, anche se di soli 45 giorni). Sono fidanzato da quasi 4 anni con una ragazza del mio paese di nome Ilenia.

 

D – Quali sentimenti ti spingono a restare in Afghanistan o è solo un obbligo

R – Oltre il dovere di andare quando si viene chiamati c’è il sentimento che un giorno grazie al nostro lavoro torni la pace in questa terra martoriata da tanti anni di guerra. Quando la si osserva con i propri occhi questo sentimento cresce.

 

D – Incontri mai dei salentini? Se si, parlate mai della vostra terra d’origine? Cosa ricordate in particolare?

R – Li incontro spesso e quando ci mettiamo a parlare l’argomento principale è il salento. Ricordiamo tutto della nostra terra e quando parliamo si sente la malinconia nelle nostre parole e nel nostro dialetto.

 

D – Hai trovato niente di salentino in questa terra? C’è qualcosa in comune? 

R – No, niente.

D – Ci fosse la possibilità di un pacco aereo che raggiunga la tua destinazione in poche ore, cosa vorresti trovarci dentro?

R – Lu sule, lu mare e lu ientu!!! Oltre alla mia ragazza e ai miei genitori, sia chiaro (loro sono i primi).

D – Un mercato afgano in cosa differisce da uno salentino?

R – In tutto. I mercati innanzitutto si trovano nelle loro case lungo le vie principali dei paesi. Non c’è molta varietà di prodotti. I prodotti venduti sono principalmente frutta e verdura, bevande e alimenti, il macellaio con la carne appesa all’aria aperta e il venditore di animali, principalmente galline. Inoltre nel “BAZAR” (è questo il nome del mercato) possiamo trovare delle attività poco inerenti con i prodotti venduti come il meccanico, il gommista e il negozio di tessuti.

D – Potrebbe mai verificarsi che decidessi di restare per sempre in Afghanistan?

R – Mai dire mai, certo abituato alla vita italiana troverei molte difficoltà ad ambientarmi in questa terra a causa delle differenze culturali, linguistiche e per quanto riguarda i servizi offerti. E’ un altro mondo dove il tempo sembra essersi fermato parecchi decenni fà.

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