Grottaglie, la città dalle tante grotte

 

di Raimondo Rodia

La grotta è il simbolo del paesaggio di Grottaglie, il cui territorio è disseminato da centinaia di anfratti abitati nell’antichità e fino al medioevo.

Ed è proprio dalle grotte che deriva il toponimo di Grottaglie cioè “Cripta Aliae”: dalle tante grotte, che caratterizzavano il territorio dove sarebbe sorto, in epoca romana, il casale chiamato proprio così dai romani allorquando qui si insediarono sottomettendo tarantini e messapi.

gravina Riggio a Grottaglie (grotta del sale) (ph Antonio Iacullo e Claudio Sannico)

L’origine del paese risale alla seconda metà del X secolo, quando la gente dei paesi limitrofi, a causa delle scorrerie saracene, aveva trovato rifugio nelle numerose grotte delle gravine presenti nella zona. L’abitato comincia quindi a svilupparsi intorno alle grotte e divenuto popoloso, viene assegnato in feudo agli arcivescovi di Taranto da Roberto il Guiscardo.

La profonda fedeltà verso gli arcivescovi di Taranto spinse gli abitanti di Grottaglie nel 1257 a ribellarsi agli svevi, scomunicati dal papa, subirono la rappresaglia ad opera di Manfredi. Alla fine del XVI secolo Grottaglie, ritornata sotto l’amministrazione arcivescovile, vi rimane per tutta l’epoca feudale fino al 1806 quando Napoleone abolì i diritti feudali.

Grottaglie cominciò ad essere munita di fortificazioni, dal 1388 il castello costruito dai vescovi tarantini feudatari del posto qui stabilirono la loro sede. Lo sviluppo del borgo subisce, in seguito, rallentamenti a causa dell’insorgere di aspri dissidi con i feudatari di Martina Franca che pretendevano l’usufrutto sulle rendite di tutto il territorio di Grottaglie arrecando pesanti disagi economici alla popolazione.

Ma come dicevo emblema della città il castello-episcopio (palazzo vescovile) presenta, all’esterno, tutti i caratteri della fortezza medioevale con una forma turrita e quadrata con al centro un severo mastio; alte torri sui lati terminano con una torretta merlata. Attualmente il castello è murato su tre lati con il fabbricato principale che funge da quarto lato ed una grossa torre maestra posta all’interno dei due cortili. All’estremità di sud-est, tra il fabbricato e la cinta muraria, vi è una cortina che si affaccia sul quartiere delle ceramiche. Il fabbricato principale, dove vi era la sede dell’episcopio, si sviluppa su due piani con parziale terzo livello nell’ala sud-est. La torre interna ha quattro piani tutti indipendenti fra loro e collegati con l’esterno mediante scale ormai dirute. Ad occidente del maniero si apre “porta castello” rivolta verso il paese in basso ed innestata con il palazzo consente di passare al lato opposto dove c’è la maggior densità abitativa. Ad est, scendendo per quelle che vengono chiamate “Le Camene”, si scoprono per intero tutte le mura.

il castello Episcopio (dal sito del comune di Grottaglie)

Il castello Episcopio ha subito nel tempo, almeno fino al 1649, vari ampliamenti. Attualmente è sede del museo della ceramica che nelle sue sale contiene pezzi unici dell’arte figula che ha fatto conoscere, nel corso dei secoli, le capacità di questi artigiani che con la qualità del prodotto hanno raggiunto i vertici per cui, giustamente, si può parlare di artigianato artistico.

Grottaglie è il più importante centro di attività ceramistica della Puglia. Qui la lavorazione della ceramica ha tradizioni secolari con testimonianze documentabili che risalgono al quattrocento anche se vi sono conservati alcuni resti risalenti ad almeno due secoli prima.

La produzione grottagliese è vivace e variegata, si svolge da sempre nel quartiere delle ceramiche e si presenta molto raffinata rimanendo legata ad oggetti ornamentali di uso comune come anfore, coppe, servizi da tavola. Nella produzione odierna prevale il gusto popolaresco e sicuramente questa caratteristica peculiare ha contribuito a fare di Grottaglie uno dei centri di produzione pugliese più importanti non solo del Salento ma d’Italia. A Grottaglie, oltre al castello-episcopio, al museo ed al quartiere delle ceramiche vi sono altro monumenti da visitare.

La chiesa matrice, edificata tra XI e XII secolo, presenta una facciata del 1379 ed un portale di forma romanico-pugliese. L’interno, a navata unica, è stato modificato con l’aggiunta di alcune cappelle laterali; la prima sulla destra risalente al 1709 presenta una cupola rivestita di mattonelle maiolicate e, sulle pareti interne, una tela ornata da stucchi del pittore Paolo De Matteis raffigurante “la Madonna del Rosario” databile intorno al 1711. Nella cappella di sinistra, invece, si conserva una “Annunciazione” del XVI secolo in pietra ed altorilievi. Interessante il coro ligneo intagliato con eleganti intrecci di motivi floreali ed animali. Degna di nota la chiesa della Madonna del Carmine costruita nel 1505 insieme al convento per concessione del sacerdote Romano De Romano il quale, per realizzare l’opera, donò alcune case con un antica chiesa-cripta dove si venerava la Madonna del Carmelo.

L’interno presenta dodici cappelle ornate con immagini di santi di pregevole fattura, un dipinto di Paolo Finoglia raffigurante “La Vergine col Bambino appare a S. Gaetano” del 1644. Pregevole è il presepe in pietra policroma realizzato nel 1530 da Stefano da Putignano.

Nella chiesa di S. Francesco da Paola è presente un imponente chiostro. Ideatore della chiesa e del convento fu padre Girolamo Sammarco provinciale dell’ordine dei frati francescani minimi. Dell’impianto cinquecentesco rimane solo il portale, la chiesa, infatti, che aveva tre navate fu quasi distrutta da un terremoto nel 1711 e, nel rifacimento, il tempio divenne ad una sola navata con sette cappelle laterali. L’esterno è sobrio ed elegante nello stesso tempo, con elementi rinascimentali del barocco nostrano. Il chiostro si articola in venti arcate a tutto sesto rette da colonne doriche di pietra locale somiglianti agli antichi templi greci. L’inizio dell’edificio risale al 1550 ad opera di uno sconosciuto architetto, mentre nel vestibolo, sotto la volta, appare un cartiglio con la firma dell’autore degli affreschi delle trentadue lunette: un tale Bernardino Greco di Copertino e l’anno 1723.

Il convento in puro stile barocco ha un corridoio di ben settantasei metri. Non possono passare inosservate alcune grotte basiliane poste nelle gravine del Foranese, di Riggio e di Lama dei Pensieri, tutte sedi di antichi villaggi.

Nell’insediamento di Lama dei Pensieri in una chiesa situata al termine della gravina sono visibili alcuni affreschi sacri, mentre nella gravina Riggio vi sono tracce solo di un insediamento di tipo civile.

Grotte di Riggio a Grottaglie (ph Antonio Iacullo e Claudio Sannico)
grotte Fantiano a Grottaglie (ph Antonio Iacullo e Claudio Sannico)
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3 Commenti a Grottaglie, la città dalle tante grotte

  1. Non vorrei sembrare pedante, ma mi permetto di far notare che la locuzione “Cripta Aliae” in latino non avrebbe nessun significato e, oltretutto, comporterebbe (cosa mai vista) la concordanza di un sostantivo femminile singolare (cripta=grotta) con un attributo femminile plurale (aliae=altre). Occorre, invece, pensare ad un’unica voce ricostruita *cruptàlia, neutro plurale sostantivato, formata da crupta, variante tarda di crypta (che è dal greco kriuptè=cella sotterranea, a sua volta dal verbo kriùpto=nascondere)+il suffisso aggettivale -àlia (che in italiano, poi, è diventato -àglia) in funzione collettivizzante o, comunque di amplificazione rispetto al concetto base (come in boscaglia da bosco). La trafila, dunque, sarebbe partendo da *cruptalia=insieme di grotte: *cruptàlia>*cruttàlia>gruttàlia>*gruttàglia>*grottàglia>Grottàglie (con sostituzione della desinenza –a del neutro plurale latino, a lungo intesa come terminazione del singolare femminile, con la –e del plurale (sempre femminile).

    • Armando sei ormai il nostro faro! ogni dubbio risolto, ogni parola sciolta, ogni termine anatomizzato! Che maestro… opsss! che professore! Bellissime queste lezioni che ci regali. Grazie

  2. Ogni tanto, però, giunge sempre una nebbia che impedisce a quel faro di vedere perfino se stesso…

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