Polpo o polipo? Purpu!
di Armando Polito
Le recenti vicende di Paul, reali o organizzate ad arte, hanno reso il mollusco più noto dello stesso Nelson Mandela, ma un merito, secondo me l’unico, l’hanno avuto, quello di riproporre la vexata quaestio: è più corretto dire polipo oppure polpo?
La televisione, che è più spesso veicolo di strafalcioni che di cultura, non ci aiuta e, complice il calcio, in questi ultimi giorni abbiamo assistito allo spettacolo di più giornalisti che nell’ambito del loro intervento alternavano disinvoltamente polpo a polipo o che, addirittura, per precauzione, usavano il nesso polpo o polipo oppure polipo o polpo; si vedrà come la scelta, peraltro dettata molto più probabilmente da strategica ambiguità che da consapevoli ragioni, almeno per questa (?) volta ha premiato.
Digitando in Google le due voci vengon fuori (ad oggi, 14 luglio) 433.000 ricorrenze per polipo e 1.010.000 per polpo. Pur senza fare la dovuta tara ai polipo riferiti alla forma tumorale benigna (analoga operazione, naturalmente inversa, non va ovviamente fatta per polpo), il risultato è eloquente. Non mi basta certo questa operazione per sputare la sentenza definitiva.
Polipo nasce (cito dal Dizionario De Mauro) prima del 13331 dal latino pòlypu(m), a sua volta dal greco poliùpus, composto da poliùs=molto e pus=piede.
Polpo nasce nella seconda metà del XIII secolo2 dal latino tardo pulp(um), a sua volta da pòlypus con influsso di pulpa=polpa.
Polpo, dunque, in italiano è più antico di polipo.
Ma, a parte il tardo pulpus, come stanno le cose per pòlypus?
Comincio dal conterraneo Ennio (III°-iI° a. C.), anche se nella fattispecie può apparire un traditore perché in Phagetica, dopo aver detto che Brundusii sargus bonus est (il sarago di Brindisi è buono) cita non il polpo di Santa Caterina di Nardò, di Portoselvaggio o, al limite, di San Foca ma il polypus Corcyrae (il polpo di Corfù).
La voce è poi presente in ben tre commedie di Plauto (II° secolo a. C.), nella prima nel senso metaforico rimasto proverbiale:
Aulularia (v. 188): Ego istos novi polypos, qui ubi quidquid tetigerunt tenent (Conosco questi polpi che si attaccano a qualsiasi cosa abbiano toccato).
Rudens (v. 1010): Tange! Adfligam ad terram te itidem ut piscem soleo polypum (Prova a toccarmi! Ti sbatterò a terra come son solito fare con il pesce polpo).
Ad Ovidio (I° a. C.-I° d. C.) il mollusco doveva essere particolarmente simpatico, se lo cita due volte: in Halieutica, vv. 31-32: At contra scopulis crinali corpore segnis/polypus haeret (Ma al contrario il polpo se ne sta attaccato pigro agli scogli con il suo corpo munito di tentacoli come se fossero capelli); in Metamorfosi, IV, vv. 366-367: utque sub aequoribus deprensum polypus hostem/continet ex omni dimissis parte flagellis (e come il polpo trattiene sott’acqua il nemico catturato con i suoi tentacoli tesi da ogni parte).
Ma più che il poeta Ovidio poté il naturalista Plinio (I° a. C.-I° d. C.) che a più riprese se ne occupò nelle Naturales quaestiones (per brevità riporto solo l’indicazione del libro e del capitolo: IX, 40, 71, 73, 83, 85, 89, 92, 158, 163, 164, 185; X, 194, 195; XI, 133, 199, 258; XII, 37; XXV, 71; XXVI, 58; XXXII, 12; con riferimento al tumore benigno: XXIX, 146.
E col significato di tumore benigno (evidentemente più adatto alla satira feroce di quello di polpo) compare pure in Orazio (I° d. C.), Sermones, I, 3, vv. 38-40: …amatorem quod amicae turpia decipiunt caecum vitia aut etiam ipsa haec / delectant, veluti Balbinum polypus Hagnae (…poiché i turpi difetti dell’amica ingannano l’innamorato cieco o addirittura proprio loro lo fanno felice, come il polipo di Agna fa felice Balbino).3
Questo doppio significato del latino pòlypus propiziò per lungo tempo l’uso in campo letterario di polipo per designare il mollusco, tant’è che ancora il Monti4, il Leopardi5, il Manzoni6, il Boito7 e lo Slataper8 lo usano (ma secoli prima il Pulci9, Lorenzo dei Medici10 il Tasso11 e successivamente il Marino12 e il Reni13 avevano usato polpo, mentre Boiardo14 polipo ).
Polipo nel significato di tumore benigno compare per le prima volta in un volgarizzamento quattrocentesco del De viribus herbarum di Macer Florus15, ma per vederlo nella nomenclatura medica ufficiale bisogna attendere L’arte di ben conoscere e distinguere le qualità de’ cavalli di Marino Garzoni, uscito a Venezia per l’editore Novelli nel 1692, opera in cui un intero capitolo, il XII, è dedicato alla descrizione ed alla terapia del polipo nasale.
Dalle testimonianze riportate si direbbe che polpo, voce popolare nata prima di polipo, lo abbia sostituito a designare il mollusco quando esso cominciò ad indicare, per traslato, la formazione tumorale; la definirei un’ operazione apotropaica perfettamente in linea con la psicologia semplice del popolo, mentre il mondo colto, come abbiamo visto, solo parzialmente fu coinvolto. Il fatto paradossale, poi, è che pure coloro che per estrazione culturale avrebbero dovuto usare polpo furono attratti, per quel fenomeno linguistico che va sotto il nome di ipercorrettismo, dal più aristocratico ed elegante, anche foneticamente parlando, polipo.
Conclusione: teoricamente si può dire polipo o polpo (come il giornalista televisivo, di cui si parlava all’inizio, che non si assume responsabilità) ma, ad evitare ogni rischio con gestori di ristoranti che potrebbero essere più ammanicati con qualche società che gestisce i rifiuti ospedalieri che con una pescheria, è meglio ordinare, a scanso di equivoci e dando un calcio all’ipercorrettismo e alla presunta eleganza, un’insalata di polpo e non di polipo.
Se ho detto una o più bestialità, ben mi sta: lu purpu si cucina cu ll’acqua sua stessa…ma ho fatto controllare tutto da Giacomino,
E, per farmi perdonare per aver servito prima del proverbio un’immagine da vomito, invito l’amico Massimo (Massimo Vaglio, e chi sennò?) a darci una delle sue ricette; mi guardo bene dal dirgli: “E, magari, facci fare pure un assaggio!”, perché la risposta, visto in quanti siamo, potrebbe essere “Armà, certi purpi…”.
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1 Compare per la prima volta nella traduzione che Arrigo Simintendi da Prato fece in quell’anno delle Metamorfosi di Ovidio.
2 Tuttavia credo che si possa agevolmente operare una retrodatazione dal momento che in un atto del 1250, custodito nell’Archivio di Stato di Genova, del notaio Bartolomeo Fornari (in Rosanna Urbani- Guido Nathan Zazzu,The Jews in Genoa 507-1681, Brill, Liden, 1999, pag. 21) compare tra i testimoni un Ottolinus Pulpus de Mari. Che fosse un antroponimo abbastanza diffuso lo dimostrerebbe un Obertus Pulpus de Mari, che compare, addirittura con la variante Purpus per Pulpus, in un altro atto del 1260 (in Michele Giuseppe Canale, Storia civile, commerciale e letteraria del Genovesi, Grondona, Genova, 1844, volume II, pag. 399); che lo stesso antroponimo fosse presente anche in territori lontani da Genova lo dimostrerebbe un terzo atto steso a Brindisi in cui compare un Guillelmus Pulpus Brundisi notarius (in Gianna Marcato, I dialetti e il mare, Unipress, 1997, pag. 206). È azzardato supporre che il pittoresco Pulpus de Mari fosse in origine un soprannome tanto efficace da entrare, addirittura in un atto ufficiale? e che, perciò, pulpus fosse il corrispettivo popolare del paludato pòlypus? e che polpo fosse una forma volgare già in uso da parecchi anni?
3 Il Manzoni (Poesie giovanili, una traduzione da Orazio): …che de l’amante al guardo/sfugge il difetto de l’amata, o piace,/siccome d’Agna il polipo a Balbino.
4 Epistolario, II, 526.
5 Crestomazia italiana, LXII; Zibaldone di pensieri, passim.
6 Vedi la nota n. 3. nella traduzione riportata l’uso di polipo non può essere minimamente dovuto ad esigenze metriche.
7 Senso. Nuove storielle vane.
8 Il mio Carso, parte I.
9 Morgante, XIV.
10 Poemetti in ottava rima, selva I.
11 Il Conte overo delle Imprese; Il mondo creato, V giorno.
12 Rime marittime, 19; Adone, IX, 47.
13 Osservazioni intorno agli animali viventi.
14 Timone, atto II.
15 L‘è a la fià ch’el ven uno male al naso el quale se chiama polipo. Di Macer Florus non si a nulla, anche se gli studiosi tendono a collocarlo nel secolo XI.
Ad integrazione: nell’attuale linguaggio naturalistico, si distingue il ‘polpo’- mollusco, dal ‘polipo’-una delle due forme in cui si presentano alcuni celenterati (la medusa genera per via sessuata il polipo che, a sua volta, per generazione asessuata genera le meduse) o l’unica forma di altri celenterati (il corallo, l’anemone di mare sono in forma di polipo)
[…] http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/07/16/polpo-o-polipo-risolto-larcano/ […]
EVVIVA L’IGNORANZA. Ormai è di dominio pubblico sentire presunti sapientoni dalla parlantina facile, dal linguaggio sciolto, ma dal contenuto scarso, per non dire vuoto. C’è da rabbrividire e da mettersi le mani nei capelli quando nei ristoranti e, peggio ancora, nelle televisioni dove spadroneggiano i programmi di ricette varie che dovrebbero allietare ed arricchire le nostre tavole ma che invece ci bombardano di paroloni buttati a vanvera senza nessuna base culturale, si sente nominare il termine POLIPO al posto del POLPO. Se questi ignorantoni di ristoratori a conduttori televisivi avessero studiato qualche leggero argomento di scienze naturali, non quelle che si insegnano nei licei scientifici o nelle università specializzate, ma quelle che si insegnano nelle scuole medie, saprebbero che i POLIPI sono dei microrganismi appartenenti alla famiglia dei celenterati e che nulla hanno a che vedere con i macroscopici POLPI appartenenti alla famiglia dei cefalopodi, le famiglie dei celenterati e dei cefalopodi, a parte la loro struttura tentacolare, non hanno nulla che li accomuna, Quel che mi fa rabbrividire è quando a volte faccio notare che si chiamano POLPI e non POLIPI mi sento rispondere….. POLPI O POLIPI sono la stessa cosa. Il guaio è che la maggior parte di questi camerieri provengono dalle scuole alberghiere dove presumo che nei loro programmi esistono le scienze naturali e certe nozioni elementarissime dovrebbero essere state a loro insegnate. Dei conduttori televisivi di ricette e di cucina meglio non parlarne, una volta esisteva la trasmissione televisiva del Maestro Manzi…. Non E’ Mai Troppo Tardi. Ora c’è la tv spazzatura