Danneggiata dalle Gazze l’Agricoltura del Salento leccese
di Antonio Bruno
Ce ne sono troppe, sono voraci, mangiano le uova degli altri uccelli e fanno danni ai frutti e agli impianti di irrigazione: sono le Gazze (Pica pica, Linnaeus 1758) in leccese Mita o Picalò è un uccello della famiglia dei corvidi.
Il Salento leccese e il suo paesaggio essendo un’area prevalentemente agricola, deve confrontarsi con il rapporto tra agricoltura e fauna selvatica. Ecco perchè secondo la mia opinione sarebbe opportuno iniziare una ricerca sulle interazioni ecologiche tra avifauna e agricoltura.
L’articolo 19 della Legge Nazionale 157/92 e successive modificazioni definiscono i motivi che possono portare all’autorizzazione di piani di controllo di specie selvatiche all’interno di aree vietate alla caccia. I piani di controllo per le Gazze sono quindi possibili per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro- forestali ed ittiche ragione quest’ultima che giustificherebbe l’adozione per la Provincia di Lecce visti i danni che questi corvidi provocano all’agricoltura.
Ma faccio immediatamente una proposta: per cominciare si potrebbe effettuare un rilevamento, da realizzare di concerto con l’Università del Salento, l’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” e l’Amministrazione Provinciale, per iniziare una forte collaborazione con i proprietari agricoli del Salento leccese, per individuare sia le specie di uccelli presenti che utilizzano prodotti agricoli quale propria risorsa trofica, sia quello di valutare l’entità del danno provocato alle coltivazioni.
A scopo preventivo sarebbe opportuno mettere in atto vari sistemi di dissuasione in collaborazione con gli agricoltori, come i palloni “Predator”, i cannoni a GPL, l’electroscare mobile e la recinzione elettrica.
Detto questo si potrebbe elaborare un piano di controllo della Gazza (Pica pica) che dovrebbe essere esercitato selettivamente, praticato mediante l’utilizzo di metodi ecologici e autorizzato dalla Provincia di Lecce sentito il parere ISPRA (ex INFS http://www.apat.gov.it/site/it-it/ISPRA_-_ex_INFS/L’Istituto_-_ex_INFS/ ) .
Ma la domanda che pongo è se si possano contenere i danni provocati dalla fauna selvatica e specificamente dalle Gazze.
Ricordo a me stesso che la Legge 11 febbraio 1992, n. 157 avente per oggetto le Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio pubblicata sulla G.U.. 25 febbraio 1992, n. 46 – S.O. n. 41 all’Art. 26 prevede il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria recita che “Per far fronte ai danni non altrimenti risarcibili arrecati alla produzione agricola e alle opere approntate sui terreni coltivati e a pascolo dalla fauna selvatica, in particolare da quella protetta, e dall’attività venatoria, è costituito a cura di ogni regione un fondo destinato alla prevenzione e ai risarcimenti, al quale affluisce anche una percentuale dei proventi di cui all’articolo 23”
Secondo la mia personale opinione una misura da applicare in questo caso è un premio forfettario che sostituisce un eventuale indennizzo per risarcimento danni almeno sino a quando il piano di controllo della Gazza (Pica pica) non sia stato messo in atto. Tale premio dovrebbe essere dato per promuovere la valorizzazione delle colture, pratiche colturali, prodotti tradizionali e per promuovere il recupero di manufatti e infrastrutture di valore paesaggistico. Per questi motivi il premio avrebbe finalità ambientale e quindi sarebbe esonerato dall’obbligo della notifica alla Commissione Europea.
Agli agricoltori che hanno subito i danni da Gazze suggerisco di presentare una domanda di risarcimento danni al Comitato in cui siano presenti rappresentanti di strutture provinciali delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e rappresentanti delle associazioni venatorie nazionali riconosciute maggiormente rappresentati (articolo 26 Comma 2 Legge 11 febbraio 1992, n. 157)
Il Comitato tecnico provinciale per la tutela faunistico-venatoria previsto dalla L. R. n. 27/98 risulta così composto: Salvatore Perrone (presidente Comitato ed assessore Attività Venatoria), Francesco Bruni (presidente Commissione Ambiente e Risorse Naturali), Renato Stabile e Gianfranco Coppola (consiglieri provinciali), Sandro Panzera (responsabile Osservatorio Faunistico Provinciale), Donato Puzzovio (Federcaccia), Giorgio Colucci (Libera Caccia), Luigi Prato (ANUU), Tiziano Simone (Unione Nazionale Enalcaccia Pesca e Tiro), Antonio Lillo (Arci Caccia Lecce), Alessandro Capani (Italcaccia), Mario Rizzo (CPA Sport), Bartolo Ravenna (Ente Produttori Selvaggina), Francesco Trono (Unione Provinciale Agricoltori), Massimo De Pascali (Confederazione Italiana Agricoltori), Vito Greco (Ispettorato Dipartimentale delle Foreste), Massimo Nisi (Raggruppamento Interregionale Appuro-Lucano di Ornitologia), Raffaele Palmieri (Anci Puglia), Orazio Muratore (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), Francesco Geusa, Massimo Cera, Vittorio De Vitis e Cosimo Gaspare Giannuzzi.
Sono un biologo agroalimentare e perito tecnico agrario, già attivo da tempo nella ricerca di Antropologia alimentare molecolare a livello professionale e di ornitologia a livello amatoriale.
Concordo in parte con quanto espresso dall’autore poichè come già stabilito dal regolamento regionale 2010 – 2011 a proposito del calendario venatorio, sono già state stabilite nel mese di settembre e non solo delle giornate dove si può cacciare la gazza, quindi non so quanto possa essere proficuo disturbarla ulteriormente.
E’ interessante aprire un progetto di ricerca come proposto per monitorare la presenza di questo organismo sul nostro territorio, soprattutto per verificare quanto e come controllarne la riproduzione per evitare i danni. Sperando, come raramente succede, che i risultati e le applicazioni derivanti da questi siano realmente seguite da chi svolge attività venatoria.
Dr Stefano Spagnulo
caro Stefano
benvenuto tra noi! anche perchè non capita tutti i giorni di avere un post quotato da un biologo agroalimentare. Avrai notato l’importanza che ci preme dare in queste pagine riguardo l’ambiente, l’agricoltura, i prodotti dela nostra terra. Ogni tuo intervento sarà molto gradito. Mi perdonerai se ti rivolgo un quesito che non posso non esternarti: cos’è l’Antropologia alimentare molecolare? fino all’antropologia alimentare ci arrivo, ma non riesco a trovare l’abbinamento con l’altro termine “molecolare”, oggi tanto attuale. Puoi farmi qualche esempio dei tuoi interessanti studi? Se non sono indiscreto, li conduci nel Salento o in altre regioni?
Perdona la curiosità. Ancora benvenuto
Grazie per il Benvenuto
L’Antropologia alimentare molecolare, branca in fase di sviluppo primordiale dell’antropologia molecolare (studio del DNA antico per comprendere meglio a livello comparativo l’evoluzione degli organismi e di tutti quei fenomeni collegati ad essi), si occupa o meglio si occuperà in futuro di stabilire come i nutrienti presenti negli alimenti naturali e costruiti dall’uomo nella storia possano aver influito nella biologia cellulare e di conseguenza nella evoluzione delle strutture biologiche. I benefici portati da uno studio di questo tipo possono essere importantissimi, tenendo conto che il 40% delle patologie tumorali hanno cause o concause alimentari. Potrebbe meglio farci comprendere a livello di popolazioni come le abitudini alimentari hanno avuto dei cambiamenti. Sarebbe uno studio analogo, quindi, a quello della genetica di popolazioni. Solo che al posto dei geni trattiamo i nutrienti.
Per quanto mi riguarda la mia linea di ricerca fino ad ora ha riguardato lo sviluppo comparativo tra alimentazione degli ominidi e lo sviluppo degli apparati cerebrale e digerente, dal pliocene al neolitico. Ora comincierò ad occuparmi di tutti i periodi successivi a questo. Il luogo della mia ricerca, l’archeologia delle molecole antiche (se così la vogliamo chiamare) riguarda tutti i posti che possono rappresentare una risorsa di studio!
“…il 40% delle patologie tumorali hanno cause o concause alimentari. Potrebbe meglio farci comprendere a livello di popolazioni come le abitudini alimentari hanno avuto dei cambiamenti…”.
Grazie per l’esauriente risposta. Estremamente interessante l’argomento. Quanta verità in quello che ci comunichi!
Ricordo, dall’esame di oncologia sperimentale, come non si trovava spiegazione nell’alta incidenza del tumore all’esofago dei cinesi, la cui causa fu poi scoperta nel nutrirsi essi di riso bollente. Magari però fosse un solo problema di cibi caldi! oggi mangiamo delle vere schifezze e la riscoperta del mangiare sano e biologico è più che mai conveniente
“Potrebbe meglio farci comprendere a livello di popolazioni come le abitudini alimentari hanno avuto dei cambiamenti…”.”
è estremamente complesso rispondere ad una domanda del genere poichè le abitudini, le incidenze e i dati a riguardo sono estremamente diversificati e in ogni caso siamo ancora al vaglio delle ipotesi. Ci sono dati più specifici e meno ufficiali grazie ai quali i nutrizionisti consigliano o meno di mangiare poco di un alimento e più di un altro. Prometto di dare informazioni più approfondite in futuro con un bel articoletto perchè mi dispiacerebbe esaurire in poche spiegazioni un argomento così complesso.
In ogni caso come dicevate, la sana alimentazione, aggiunta all’aria pulita che si respira, alla convivialità, al rispetto dell’ambiente ecc. ecc. sono alla base di un sano benessere! Vanno tanto tanto approfonditi gli “ecc. ecc”!
[…] http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/07/13/gazze-nel-salento-un-delicato-rapporto-tra-avif… […]
Non sono un esperto, ragazzi, ma il vostro amore per l’ambiente e per la nostra terra comuove!
la gazza è un animale estremamente intelligente in grado di adattarsi anche ad un ambiente degradato… ormai vive abitualmente anche nei paesi… chi vive la campagna salentina, chi coltiva la nostra terra (io lo faccio per hobby ad uso famigliare) sa quanto devastanti sono le gazze… in pratica tutte le fragole e le ciliegie sono interamente divorate dalle gazze, molti altri ortaggi vengono gravemente danneggiati. ma credo che il danno maggiore che fanno è ad altre specie di uccelli, le gazze sono golose di uova e neonati di cardellini, fanelli e altri piccoli uccelli che nidificano nelle siepi… in pratica distruggono la quasi totalità dei nidi causando una notevole diminuzione della popolazione degli uccelletti nel nostro territorio, invece la popolazione dei corvidi, sia perchè non ha nemici naturali sia per l’eccessivo proibizionismo venatorio, è aumentata a dismisura negli ultimi anni… concordo sul fatto che è quantomai necessario uno studio scientifico serio per censire la popolazione delle gazze ed eventualmente studiare un controllo della specie che rischia di alterare in maniera importante il già precario equilibrio naturale del nostro salento.