Ognuno comprende che in modo particolare nello studio dei toponimi e derivati il primo passo da cui non si può prescindere è il reperimento delle fonti. Mi rendo conto, però, che in un testo che ha la pretesa di essere soltanto divulgativo la loro presenza dev’essere discreta ma non ossessiva, invadente e soffocante. Mi limiterò, perciò, a riportare solo le più significative, traendole da un mio lavoro, in cui compaiono in numero enormemente più ampio, per la cui stesura mi sono avvalso del testo di grande rigore scientifico I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine di Mario Lombardo, Congedo Editore, Galatina, 19921.
Per il mondo greco:
DIONISIO DI ALICARNASSO (I secolo a. C.), Antiquitates Romanae I 51, 3
Enea e i suoi compagni non sbarcarono in Italia tutti nello stesso punto, ma la maggior parte delle navi approdò al Capo di Iapigia, che era allora chiamato Capo Salentino, le altre…
STRABONE (I secolo a. C.-I secolo d. C.), Geographica
VI 3, 1 (C 277) Confinante con essa (Metaponto) è la Iapigia, che i Greci chiamano anche Messapia, mentre le popolazioni limitrofe una parte la chiamano terra dei Salentini, quella intorno al Capo Iapigio, l’altra terra dei Calabri.
VI 3, 5 (c 281)
Dicono che i Salentini siano coloni dei Cretesi….Vereto è sita sulla punta estrema della regione salentina….La regione che si circumnaviga andando da Taranto a Brindisi somiglia a una penisola. La via interna da Brindisi a Taranto, percorribile in un giorno di marcia da un corriere, segna come l’istmo della suddetta penisola che i più chiamano con un unico nome Messapia o anche Iapigia o Calabria o Salentina…
POLIBIO (II secolo a. C.), Historia, XXXIV, fr. 15, 4 nella citazione di PLINIO IL VECCHIO (I secolo d. C.), Naturalis historia, III 5, 75: Polibio chiama mare Ausonio quello che si estende al di là della Sicilia fino alla terra dei Sallentini2.
TOLOMEO (II secolo d. C.), Geografia
III, 10: (sulla costa) dei Salentini: il Capo Iapigio o anche Capo dei Salentini…
III 1, 67: città dei Salentini nell’interno sono: Rudia, Nereto, Alezio, Bausta, Ouxenton, Vereto.
Per il mondo latino:
Risale al 280 a. C. il trionfo celebrato dal proconsole Lucio Emilio Barbula su Tarentini, Sanniti e Salentini [Fasti Triumphales Capitolini (Inscr. Italiae XIII 1), II XVII]: Lucio Emilio Paolo, figlio di Quinto, nipote di Quinto, Barbula, nell’anno 473 (dalla fondazione di Roma) (trionfò) da proconsole su Tarentini, Sanniti e Sallentini il 10 luglio.
Risale al 267 il trionfo sui Salentini di Marco Attilio Regolo e Lucio Giulio Libone [Fasti Triumphales Capitolini (Inscr. Italiae XIII 1), II, XX]: Marco Attilio, figlio di Marco, nipote di Lucio, Regolo, console, nell’anno 486 (dalla fondazione di Roma) (trionfò) sui Sallentini il 25 gennaio; Lucio Giulio, figlio di Lucio e nipote di Lucio, Libone, console, nell’anno 486 (dalla fondazione di Roma) (trionfò) sui Sallentini il 25 gennaio.
Risale al 266 a. C. il trionfo del console Fabio Pittore sui Salentini e sui Messapi [Fasti Triumphales Capitolini (Inscr. Italiae, XIII 1) II, XX]: N. Fabio, figlio di Gaio e nipote di Marco, Pittore, per la seconda volta (trionfò), da console, nell’anno 487 (dalla fondazione di Roma) sui Sallentini e i Messapi il primo febbraio.
A distanza di una settimana il trionfo del console Decio Giunio Pera: Decio Giunio, figlio di Decio, nipote di Decio, Pera, per la seconda volta (trionfò), da console, nell’anno 487 (dalla fondazione di Roma) sui Sallentini e i Messapi il 7 febbraio.
CATONE (III-II secolo a. C.), De agricoltura, 6, 1
…in terreni grassi e caldi pianta soprattutto l’olivo che produce olive da conservare, quello che produce l’oliva allungata, il sallentino, …
Lo stesso testo, con irrilevanti differenze non coinvolgenti, comunque, il toponimo argomento del nostro discorso, è confermato da Varrone (I secolo a. C.), Res rustica, I, 24, 1 e Plinio il Vecchio (I secolo d. C.), Naturalis historia, XV, 4, 20; lo stesso sembra, sia pure in parte, ripreso da Macrobio (IV-V secolo d. C.), Saturnalia, III, 20, 6: si enumerano queste varietà di olivo: l’Africana, l’Albigera, l’Aquilia, l’Alessandrina, l’Egizia, la Culminia, quella che produce olive da conservare, la Liciniana, l’Orcea, l’Oleastro, la Pausia, la Paulia, quella che produce olive allungate, la Sallentina, la Sergiana, la Temuzia.
VARRONE (I secolo a. C.) Antiquitates rerum humanarum, fr. VI, presso PSEUDO PROBO, In Verg. Buc., VI 31 (forse V secolo d. C.)
Varrone…riferisce nel terzo libro delle Antichità umane:”Si dice che la nazione salentina si sia formata a partire da tre luoghi, Creta, l’Illirico, l’Italia…”
LIVIO (I secolo a. C.-I secolo d. C.), Ab Urbe condita
IX, 42, 3-5
…divenuto console, avendo decretato i nemici Sallentini una nuova guerra per il collega…
XXV 1,1
Mentre si faceva questo in Africa e in Spagna, Annibale passò l’estate nel territorio sallentino, nella speranza di impadronirsi per tradimento della città di Taranto. Nel frattempo, tuttavia, defezionarono per passare dalla sua parte alcune città non degne di nota degli stessi Sallentini.
XXVII 15, 4
Il console Quinto Fabio prese con la forza la città di Manduria nel paese dei Sallentini. Vi prese prigionieri circa tremila uomini e vi fece inoltre un cospicuo bottino.
VERRIO FLACCO (I secolo a. C.-I secolo d. C.), De verborum significatu (frammento conservato da Festo (II secolo d. C.)
Verrio dice che i Salentini traevano il loro nome dal mare e che erano Cretesi e Illiri, i quali in mare avevano fatto amicizia e alleanza coi Locresi…
EUTROPIO (IV secolo d. C.), Breviarium ab Urbe condita, II 17
Sotto i consoli Marco Attilio Regolo e Lucio Giunio Libone venne dichiarata la guerra contro i Sallentini in Apulia, e vennero sconfitti e conquistati con la loro città e nello stesso tempo anche i Brindisini. E venne celebrato il trionfo su di essi.
A questo punto m’immagino il lettore che si chiede: perché mai costui non si limita a citare solo il nome dell’autore e il testo, senza indicare il titolo dell’opera, il capitolo o libro e l’eventuale paragrafo o verso? forse per patologica esibizione di erudizione? La verità è che troppo spesso nelle mie dilettantesche indagini mi sono imbattuto in citazioni imprecise, vaghe o, addirittura, errate o inventate; non mi posso, perciò, permettere il lusso (a parte il fatto che mi troverei in disagio con me stesso) di cadere nello stesso errore e di lasciare l’amaro in bocca a qualche lettore di palato appena più fine rispetto alla media. E poi, questa era un’occasione troppo ghiotta per rendere partecipi non solo i conterranei (almeno, credo) della magia di una terra troppo spesso immeritatamente bistrattata e di un popolo altrettanto spesso considerato da qualcuno come, storicamente parlando, calabrache: illuminanti, a tal proposito, fra le altre, le notizie sull’olivo (un albero meraviglioso, simbolo, dico solo culturale, e dico tutto, della mia terra) e quelle relative ai numerosi trionfi (dopo adeguati saccheggi) di Roma padrona (lascio la ladrona al precedente qualcuno che fino ad ora, se ladro non è stato, continua ad essere ricettatore e connivente dei, sempre presunti…, ladri), che la dicono lunga, secondo me, sul coraggio e l’eroismo di una gente impegnata in un confronto improbo (da tenere presente che alcune testimonianze, e mi riferisco soprattutto a quelle liviane, in cui sono presenti concetti come quello di defezione, dagli alleati ostili ai Romani, e di resa, sono chiaramente di parte e vanno assunte con ampio beneficio d’inventario).
Ma è tempo di passare all’etimologia di Salento. Secondo Mario Cosmai (studioso biscegliese) (Antichi toponimi di Puglia e Basilicata, Levante, 1991) il toponimo è connesso col sale, con riferimento alle paludi acquitrinose che si addensavano intorno al golfo di Taranto; io penso, invece, che il riferimento sia meno specifico e più banale, cioè al mare che lo bagna (come, d’altra parte, bagna tutte le penisole) da tre lati. Colgo l’occasione (il lupo perde il pelo ma non il vizio…) per ricordare che sale è dal latino sale(m)=sale, mare, brio, a sua volta connesso col greco als che al singolare (femminile) significa mare e al plurale (maschile) arguzie, facezie (anche in italiano il plurale sali ha lo stesso significato traslato). Il lettore, però, potrà facilmente controllare come questo riferimento al mare sia presente già in Verrio Flacco (I secolo a. C-I secolo d. C.), che sembra, a sua volta, sviluppare con l’idea dell’ “amicizia ed alleanza in mare di Cretesi, Illiri e Locresi ”, la testimonianza del contemporaneo Varrone che si limita a parlare della convergenza di tre popolazioni, una cretese, una illirica ed una italica.
Forse questa è la ragione storica, divenuta col tempo genetica, di quel senso di ospitalità e di quel calore umano che, lo dicono gli altri, ci contraddistinguono? sarà stato, paradossalmente, proprio il nostro contatto col sale a preservarci da quella forma di arteriosclerosi che sembra aver colpito chi ha avuto dimestichezza solo con l’acqua dolce? dipenderà da questo se noi, indipendentemente dallo spirito cristiano e da un cattolicesimo più o meno blandamente praticato, anziché gettare in mare i disperati, li salviamo e li accogliamo?
Questo post, se ancora non fosse chiaro, vuol essere, anzi è, la continuazione di La Puglia parla alla Padania con un suo dialetto del 3 luglio u. s., che, come il lettore può controllare, ha avuto un solo commento, al quale ho risposto per le rime; mi auguro che, almeno questa volta, il contraddittorio tocchi livelli più alti.
E con le rime, quelle vere, di Lu sule, lu mare, lu ientu, una canzone degli Après la classe, voglio chiudere in allegria:
Contorni colorati sfumano in un cielo più blu,
dove la parola pace è nella mente dei più.
Penisola fatta di sole e mare,
terra che in ogni momento è sempre pronta ad amare.
Volti scuri come roccia,
misteri di una danza che cela spade nelle braccia;
cadenza ipnotica, stregati da questa terra magica
Intra ‘stu Salentu lu sule lu mare lu jentu…
Intra ‘stu Salentu lu sule lu mare lu jentu…
Intra ‘stu Salentu lu sule lu mare lu jentu…
Guardo il cielo che trapuntato di stelle
fa sfondo alla luna che ride e colora la pelle.
Non puoi scordare le notti passate
tra canti sfrenati, tra fuochi fatati e poi
tanti insediamenti; fin dai tempi grandi
combattenti vanno a segnare
il fato di questa terra,
che a tutti fa sentire,
l’energia resa dai passati eventi.
Intra ‘stu Salentu lu sule lu mare lu jentu
Intra ‘stu Salentu lu sule lu mare lu jentu
Intra ‘stu Salentu lu sule lu mare lu jentu…….
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1 Riporto, per brevità, solo le traduzioni, con le quali, salvo qualche dettaglio irrilevante per il tema qui trattato, convengo.
2 La traduzione salentino/sallentino tiene conto della presenza o meno della doppia l della parola nella lingua originale.
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