Le azioni del giorno scandite da una campanella
di Alfredo Romano
Noi pivellini di 1a media dovemmo fare innanzitutto conoscenza delle regole che avrebbero governato la nuova vita. Se ne incaricò il rettore stesso, don Vincenzo Calcagnile, a delucidarci in merito: una campanella avrebbe scandito le nostre azioni quotidiane, dalla sveglia al sonno.
Sopra ogni regola, il silenzio, sempre, eccettuati i momenti di ricreazione nel cortile. Inoltre, per muoversi da un posto all’altro dell’edificio, sempre in fila per due.
La campanella ci svegliava alle 5,30 del mattino: 20 minuti per lavarsi, vestirsi e rifare il letto in tutta fretta: quindi, in camicia bianca senza colletto, 20 minuti di ginnastica giù in cortile: d’inverno con i fari accesi e, in caso di pioggia, ci si sgranchiva sotto i portici. Maestro di ginnastica don Giorgio Crusafio, vicerettore. Dopo un passaggio in camerata, via in cappella: meditazione con lettura di testi per i giovinetti e riflessioni mattutine del padre spirituale don Raffaele Mastria; seguiva la Santa Messa con comunione per tutti. Alle 7,50 diretti al refettorio per la colazione cui seguivano 10 min. di ricreazione in cortile (a turno: pallavolo, biliardino e tennis da tavolo).
Le lezioni scolastiche avevano inizio alle 8,15; a metà mattinata altri minuti di ricreazione. Prima delle 13, passaggio in camerata, quindi a refettorio per il pranzo. Seguiva un’ora di passeggiata per raggiungere una delle periferie di Nardò.
Lo studio iniziava alle 14,10 e terminava alle 18,30 (65 seminaristi, ognuno seduto alla sua grande e comoda scrivania). Studio preceduto da una riflessione di 10 minuti posti in ginocchio presso la scrivania (su di un quaderno segnavamo con un più o un meno il valore delle nostre azioni quotidiane col proposito di fare meglio).
Dopo la riflessione, un quarto d’ora di lettura amena che consisteva nel leggere alcune pagine della vita di un santo o di un racconto per ragazzi: i libri ce li prestava il padre spirituale. Le quattro ore di studio erano interrotte solo da un quarto d’ora di ricreazione. Alle 19 in cappella per la recita del Santo Rosario e lo svolgimento della funzione serale con tanto di Pange lingua e Tantum ergo cantati sempre in coro. Alle 20,30 seduti a refettorio per la cena, quindi l’ultima ricreazione.
Alle 21,30 la giornata finiva con tutti noi raccolti ai piedi della grande scalinata che portava sulle camerate. Di fronte, un quadro della Madonna cui davamo la buona notte con un canto che ancora oggi ricordo a memoria, sia testo che melodia, canto che non trovo neanche sul web (sarò l’ultimo depositario del canto?).
Benché non più credente, mi commuove ancora quel motivo per il semplice fatto che la poesia e la musica fanno parte del linguaggio universale e perciò appartengono a tutta l’umanità. Ed eccovi il testo:
É sera il sol s’è nascosto lontano
e scema la luce pian piano
e i bronzi con tinnula voce d’argento
affidano alle ali del vento
la loro soave armonia
e cantan lodi a te, Maria.
Maria, sei pura, sei pia
Signora, sei limpida aurora
Regina, sei madre divina
o Santa, sei luce che incanta
O Mamma, deh donaci tu
la fiamma d’amore virtù
la fiamma d’amore virtù.
E, se ne avete voglia, potete ascoltare anche il motivo, perdonandomi naturalmente la precarietà dell’audio, in: http://soundcloud.com/alafridus/e-sera-il-sol-se-nascosto-lontano.
E, appena dentro al letto, noi piccoli seminaristi, catapultati d’improvviso in un simil pianeta da Piccolo Principe, avvertivamo una mano che dolcemente, e con amore, ci rimboccava le coperte: era la mano della nostra mamma, ma non ci dispiaceva, in aggiunta, quella della Madonna… consolatrix parvulorum.
La prima parte è in
http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/06/11/piccoli-seminaristi-crescono-i-parte/
Ringraziamo l’autore per averci offerto uno spaccato nel mondo dei seminari, non necessariamente da aborrire come mondo a rischio…
ma certo di rilevante utilità per la diffusione della cultura classica… della quale si sente la mancanza, o comunque la carenza… visto il livellamenti in basso della preparazione delle recenti e nuove generazioni.
[…] http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/06/17/piccoli-seminaristi-crescono-seconda-parte/ […]
sono anch’io un ex seminarista del seminario regionale S. Pio X di Chieti, sono stato in seminario circa 10 anni dall’età di 11 anni a circa 20 ..una lunga vita e tante cose da raccontare le ho scritte e mi piacerebbe pubblicarle su questi siti ..iquesto racconto è molto riassuntivo e privo di pathos …
io la vita di seminario l’ho vissuta in maniera completamente diversa…
l’unica cosa che mi accomuna e che anch’io non credo più in Dio ma a quel Dio di quegli anni ci credo ancora ….
attendiamo qualche suo scritto, ma non per comparare, quanto per arricchirci sull’argomento
Alfredo Romano non ha certamente bisogno di essere difeso da me. Io, invece, che amo le parole ma ancor più i fatti…, sarei curioso di leggere magari solo poche sue righe, ma ricche di pathos, comunque non riassuntive e che possano chiarire il significato, per me attualmente oscuro, delle due proposizioni finali del commento.
Condivido perfettamente la risposta data da Armandop, che per la verità ho apprezzato moltissimo; e non per essere intervenuto a proposito di un giudizio, non appropriato, riguardo un lavoro di Alfredo Romano, ma per la diplomazia (o benevolenza) usata davanti a un commento sul cui grado di esposizione linguistica preferisco non pronunciarmi.
se mi mandi il tuo indirizzo scrivo alla redazione io ti invio il mio manoscritto (a patto e condizione che lo ritrovi da qualche parte sono un terremotato dell’aquila e le mie memorie le ho scritte prima del terremoto e devo ritrovarle)