di Cesare Paperini
Il paese trae il proprio nome dal termine specchie, il quale stava ad indicare un accumulo di pietre piatte (anche di notevoli dimensioni) risalenti all’età del ferro, destinate alla difesa e a fungere da postazione di vedetta.
La lontananza dal mare e l’essere posizionata su una dolce collina, in un territorio totalmente pianeggiante, fecero di Specchia un luogo sicuro per gli uomini del primo Medioevo, tanto che la popolazione aumentò in breve tempo. Specchia Preti venne anche chiamata dal 1400 sino al 1700 e l’appellativo era una corruzione di Petri, ad indicare appunto gli enormi cumuli di pietrame che caratterizzavano il centro salentino, forse derivati da operazioni di sbancamento del terreno sassoso oppure da improvvisate postazioni di vedetta.
Antiche leggende trasmesse nelle calde serate estive le volevano sepolcri di antichi eroi morti in battaglia.
Il suo nome era conosciuto sino al 1700 quale “Specla Presbiterorum”, per essere appartenuto a sacerdoti regolari e secolari ed ospitava un convento voluto e sostenuto economicamente da nobili della Lombardia e del ducato Toscano, in cui trovarono rifugio nel corso dei secoli perseguitati politici ed esiliati, tra cui, si racconta, nel 1498, Pandolfo IV Malatesta.
Le origini della città sembra intorno all’anno Mille. Sottoposta nei secoli alla dominazione dei Normanni, ebbe tra i feudatarii discendenti dei Montoroni, Orsini, del Balzo, Guarini, Artus, Protonobilissimo, de Capua, della Ratta, Astore, Falcone, Pignatelli, Ripa e Risolo.
Il termine Preti venne eliminato dopo l’Unità d’Italia, grazie ad un regio decreto con il quale, nel 1873, Vittorio Emanuele II accoglieva la richiesta del consiglio comunale di adottare per il paese solamente il nome di Specchia.
Lo stemma civico di Specchia rappresenta un mandorlo che cresce su un cumulo di pietre. Questa rappresentazione rimanda agli alberi di mandorlo, una coltivazione tipica della campagna specchiese e che in passato costituì una discreta fonte di rendita per il paese, tanto che il nome completo del casale era “Specchia Mendolia”, per distinguerlo da Specchia Gallone, frazione di Minervino.
GLI ILLUSTRI:
Bernardino Colella (XVI-XVII secolo) grande filosofo e medico pubblicò molte opere.
Ignazio Balsamo (1543 – 1614) filosofo gesuita insegnò lettere in Francia a Tour, Tolosa ed Avignone.
Ercole Balsamo (1543-1518), gesuita, insegnante di filosofia e uomo di grande spiritualità, passò buona parte della sua vita in Francia dove ottenne vasti consensi anche da parte delle autorità ecclesiastiche
Giovanni Antonio Santoro, arciprete, istituì le Figlie della Carità, fondò l’ospedale e molte altre opere umanitarie; morì nel 1874.
Specchia oggi:
Popolazione: 4966 abitanti
Altitudine: 131 s.l.m.
Superficie: 24.74 kmq
Distanza dal capoluogo: 51 Km
Ancora oggi il centro storico di Specchia rivela un tipico impianto medievale, ampliato nel XV sec. – il periodo di ricostruzione delle mura – intorno al primitivo nucleo costituito dal castello. Si ritiene che la data della ricostruzione di Specchia, dopo le devastanti guerre tra Angioini e Aragonesi, sia il 1452, e che il merito vada a Raimondo del Balzo. Ma poiché la strada principale si chiama ancora “rua”, il francesismo riporta alla dominazione angioina, cioè al XIV sec., quando doveva già esistere un nucleo organizzato.
Delle antiche mura che cingevano il paese rimangono solo alcuni frammenti lungo la via che lo circonda ad occidente, mentre nelle mura di levante si nota uno dei più antichi esempi dello stemma di Specchia. Le mura più recenti risalgono a 150 anni fa e sono state da poco ristrutturate.
Il centralissimo castello Risolo è una struttura fortificata di impianto cinquecentesco, originariamente isolata e ora congiunta ad altre costruzioni, tra le quali emergono due torrioni alti e quadrati posti sugli spigoli dell’antica costruzione quadrangolare.
Il fronte orientale su piazza del Popolo è occupato da una cortina settecentesca a due livelli, mentre al centro si apre il portone bugnato sovrastato da uno stemma muto e da due statue. Appartenuto a importanti famiglie, si devono ai Protonobilissimi, marchesi di Specchia nei sec. XVI e XVII, gli interventi di trasformazione da castello a palazzo marchesale.
La parte più suggestiva del borgo è quella dietro il castello, dove tra scalinate e strade brevi e strette, tra i vicoli e le corti, si svolge la vita della gente, quasi sempre all’aperto, lasciando i sogni dietro le finestre socchiuse.
La chiesa e l’annesso convento dei Francescani Neri hanno una data certa, il 1531, quando si svolse nel convento il Capitolo dei Francescani Neri, come riportato in una iscrizione. Del 1532 è la costruzione della cappella di S. Caterina Martire, splendidamente affrescata con scene della vita di S. Caterina e del suo martirio. La cripta, scavata nella roccia è sorretta da 36 colonnine su quattro linee e porta sulle pareti tracce di affreschi.
La chiesa Parrocchiale fu edificata nel 1605 ma ha subito molti rifacimenti. I pilastri sono in pietra leccese, stuccati alla veneziana, mentre gli archi trionfali sono decorati con motivi floreali.
Di costruzione secentesca sono anche le chiese dell’Assunta e di S. Antonio, con annesso convento dei Domenicani.
Più interessante è la chiesa di S. Nicola, edificata nel IX-X sec. e nel 1587 restaurata ed adattata al rito latino, come ricordato dalla lapide posta sulla facciata.
Era di rito greco anche la chiesa di S. Eufemia, la cui abside è disposta verso oriente, secondo l’uso bizantino, perché da questo punto cardinale sorge il sole, simbolo della divinità di Cristo. La pianta è rettangolare mentre l’abside, costituita da blocchi regolari di pietra locale, ha forma poligonale. Su di essa si apre una grande bifora che illumina l’interno. La chiesa, databile fine IX-inizi X sec., è un brandello di medioevo che rivive in questo angolo di Salento.
Da vedere, infine, il frantoio ipogeo, recentemente restaurato, testimonianza storica dell’importanza per Specchia della produzione dell’olio.
Ho lavorato all’ufficio studi movimento presso M.ro poste quando il sindaco pro tempore di Specchia ebbe a segnalare,trasmettendo copia decreto,che il paese, rappresentato ancora come Specchia Preite nelle pubblicazioni del Cap,andava giustamente denominato:Specchia.
Ho chiesto qualche anno fa al Sindaco (anch’egli pro tempore) se poteva spedirmi copia del decreto, ma la mia richiesta non fu degnata neanche di un diniego.
Vi chiedo: è a voi possibile conseguire una tale copia a mio favore? A tarda età la memoria fa affiorare episodi che non avrei mai immaginato. A farla breve, dalla lettera del Sindaco scaturì che le Poste solo allora (1968 !!!!!) corresse timbri e stampati del locale ufficio postale alla denominazione ancora corrente. Francesco.Rufini@poste.it. Tivoli.
Buon lavoro
Si spera che qualche lettore di Specchia possa provvedere. Cordiali saluti