BERNABO’ SANSEVERINO, DA CAPITANO DI GUERRA A SIGNORE DI NARDO’ (1384-1400)
II parte
di Roberto Filograna
… E’ in questa fase storica che compare, quindi, nelle vicende neretine Bernabò Sanseverino, nuovo signore di Nardò a partire dal 1384 e sino al 1400, data della sua uscita di scena, forse, a causa della morte avvenuta, prematuramente, per malattia.
Ma chi è Bernabò Sanseverino?
Egli è figlio del Dominus Franciscus de S. Severino, a sua volta figlio di Guglielmo Sanseverino (figlio di Tommaso II) e di Margherita de Scotto e che è considerato il capostipite dei Sanseverino di Nardò e di Terlizzi. Ha per fratello Luigi, anch’egli capitano di guerra.
Egli apparteneva quindi alla nobilissima casata dei Sanseverino, di origine francese e discendenti da Troisio, nobile cavaliere sceso in Italia con i conquistatori Normanni, gli Hauteville (Altavilla). Essi presero il loro nome dal dominio sulla terra di San Severino, nel principato di Salerno.
I Sanseverino furono sempre presenti come protagonisti nelle vicende più importanti del Regno. Da sempre legati ed alleati dei sovrani francesi, essi stessi furono, il più delle volte, gli strumenti della loro politica ed operatività soprattutto bellica nelle regioni meridionali.
Suddivisi in vari rami familiari, molti di essi e tra questi Bernabò, entrarono a far parte della cavalleria angioina, come miles e cioè come cavalieri appartenenti, però, ad “un ordine cavalleresco nobilissimo…in hospicio regis, familiares del re ed in posizione preminente di fronte a tutti i dignitari dello Stato”. Specificatamente, nel XIV e XV secolo, i miles della casata Sanseverino avevano formato un vero e proprio corpo di condottieri scelti, i cosiddetti Sanseverineschi, veri e propri capitani di guerra, al completo servizio del re angioino (salvo qualche rara eccezione), fedelissimi e pronti ad ogni tipo di impresa bellica intrapresa in suo nome e con cui avrebbero potuto ricoprirsi di gloria, ma anche acquisire ricchezze, titoli e feudi.
Fu quasi certamente questo il caso di Bernabò Sanseverino che, dopo aver acquisito o conquistato la terra di Nardò con i suoi casali e pertinenze, in nome e per conto di Luigi I d’Angiò, col suo beneplacito, ne divenne il Signore già a partire dal 1384 e non già nel 1400 come falsamente riportato dal Tafuri, che fa iniziare e finire in questo stesso anno il suo dominio sulla città.
La vita
Per meglio delineare la personalità ed il ruolo di Bernabò Sanseverino sullo scenario della storia di fine XIV e inizio XV secolo, giova rammentare la lunga serie delle attività cavalleresche, delle azioni di guerra, ma anche diplomatiche, intraprese dallo stesso in questo periodo.
Già nel 1381 lo vediamo in Campania affiancare gli angioini contro le truppe di Carlo di Durazzo.
Nel 1382 è con Luigi I d’Angiò, a Maddaloni.
Nel 1384, al comando delle truppe angioine e, forse, con l’aiuto di Pietro d’Enghien assedia e poi occupa la terra di Nardò che gli viene assegnata in feudo da Luigi I d’Angiò.
Nell’agosto del 1386 è a Giugliano, in Campania, insieme a Tommaso Sanseverino, al comando di 4600 cavalieri e 700 fanti; qui depreda il contado per più giorni, giungendo fino alle porte di Napoli.
Nell’ottobre dello stesso anno, insieme con Sandalo della Ratta e con Angelino d’Austria, riconquista il monte di Posillipo, caduto nelle mani dei durazzeschi.
Nell’aprile 1392, assieme a Tommaso Sanseverino e a molti altri dei Sanseverino, partecipa alla battaglia di Ascoli Satriano, al comando di 2000 cavalieri e 5000 fanti. La battaglia si conclude con la vittoria degli angioini; tra i durazzeschi vengono fatti prigionieri Alberico da Barbiano, Ottone di Brunswick (passato alla parte durazzesca), Benedetto Acciaiuoli, Riccardo della Marra ed altri.
Nella seconda metà del 1392 Bernabò Sanseverino viene nominato gran conestabile, ossia comandante supremo di corpo d’armata, del regno di Sicilia.
Tra il mese di ottobre e il mese di dicembre 1392, si reca in Francia, ad Avignone, presso il pontefice Clemente VII, con l’incarico conferitogli da Luigi II d’Angiò, di richiedere aiuti in vista degli impegni bellici previsti per la primavera successiva, ottenendo i soldi per pagare sei galee e anche altri denari.
Nell’aprile del 1393 re Luigi II d’Angiò viene assediato in Napoli dalle milizie di re Ladislao, mentre al largo del mare antistante la città, incrociano quattro galee durazzesche. Per forzare il blocco navale, Bernabò Sanseverino si muove alla testa delle galee provenzali.
Nei mesi a seguire Bernabò, inviato da Luigi II d’Angiò, sbarca a Sorrento con 1000 cavalieri, per venire in aiuto del duca di Sessa, attaccato, su ordine di re Ladislao, dalle truppe durazzesche comandate da Giovanni di Trezzo, conte di Trivento.
Nel settembre del 1394, alla testa di 700 cavalieri, assieme al conte di Conversano, Giovanni di Lussemburgo, a Francesco della Ratta e ad Enrico di Bar, cavalca alla volta di Aversa. Portatosi inizialmente all’avanguardia sfida l’esercito durazzesco alla battaglia campale; passato, quindi, in retroguardia è assalito da 400 cavalieri avversari. Alla fine le truppe durazzesche vengono sbaragliate e 160 cavalieri sono condotti prigionieri a Napoli.
Sul finire del 1394, Bernabò Sanseverino, a seguito della morte del papa Clemente VII, viene probabilmente inviato in Avignone da Luigi II d’Angiò per chiedere aiuto al nuovo papa scismatico Benedetto XIII.
Nel 1396 Bernabò è segnalato con le sue milizie nella torre di Fracolisi, non distante da Capua, tenuta a difesa dal durazzesco Luigi di Capua, conte di Altavilla.
L’8 maggio 1399 re Ladislao, con investitura solenne sul campo, concede al conte di Lecce, Raimondello Orsini del Balzo, il possesso del principato di Taranto con molte delle principali città di Terra d’Otranto, ivi compresa Nardò.
Nel mese di agosto 1399, Bernabò Sanseverino, con le sue truppe, anticipandone le mosse, inizia manovre militari contro il principe di Taranto, Raimondello Orsini del Balzo, che rivendicava la terra di Nardò. In aiuto del principe giunge il marchese di Crotone alla testa di 500 cavalieri. Segue, in terra d’Otranto, una grande battaglia, nell’ultima settimana del mese di novembre.
Le belligeranze si protraggono nell’anno successivo (1400), fino allo scontro campale combattuto nell’agro di San Pietro in Galatina, dove le truppe dell’Orsini vengono sconfitte. Segue però un accordo tra le parti, mediato da Tommaso Sanseverino, ormai passato al servizio di re Ladislao ed inviato dallo stesso re, in sua rappresentanza.
Il 22 luglio 1400 Bernabò Sanseverino scompare improvvisamente di scena, dato per morto da taluni cronisti, per essere stato colpito dalla tubercolosi o da un linfoma . L’Orsini del Balzo entra nel possesso della città di Nardò.
L’articolo integrale è stato pubblicato su Spicilegia Sallentina n°2.
La prima parte può leggersi in: