1605. Una società a fini commerciali

di Marcello Gaballo

Tra gli atti del notaio neritino Nociglia del 1605 il barone di Serrano Napoli de Prezzo da Dipignano (Cosenza), ma residente in Nardò, e l’ artigiano Marco Serenico compaiono innanzi al notaio per stipulare un accordo, articolato in più punti, che prevede l’ istituzione di una vera e propria società di persone, detta per l’ appunto, dal notaio, “societas”.

Napoli de Prezzo dichiara di mettere a disposizione, per la sua parte, cinquecento monete di suoi propri denari, mentre l’ altro, Marco Serenico, la sua persona et il magazeno, posto nella città di Nardò, per tenere et vendere la marcanzia de tavole et legname.

I denari, continua il rogito, saranno impegnati in tanto legname et altri negozii così come concorderanno i due attori et detto Marco sia obbligato receverla, venderla al meglior modo et prezzo li parerà, et darne reale et chiaro conto de li ducati cinquecento. Entrambi si impegnano a che nessuno di loro due utilizzi merce e denaro per uso personale, ma sempre s’ havranno da tenere in compra di detta mercanzia, quale durerà la società, in vigore dal momento della sottoscrizione dell’ atto e per tre anni successivi.

A conclusione di ogni anno s’ habbia da far un bilanzo di detta mercanzia a beneficio della società, in modo da permettere anche al suddetto Marco l’ acquisto, a suo piacimento e secondo le necessità reali, di altra mercanzia.

Allo scadere del triennio tutto l’ utile s’ habbia da dividere fra essi Marco et Napoli per metà, et similmente, se ci sarà danno s’ habbia da dividere comunemente et a detto Napoli s’ habbia a rimborsare li detti cinquecento ducati che averà implicato per detta mercanzia et compagnia.

Viene inoltre pattuito che qualora occorresse che detto Marco li paresse et piacesse di far alcuna mercanzia, che detto Napoli habbia scrivere et tener pensiero di dar ordine ai suoi amici, di farla vendere a quelle persone che loro parerà beneficio comune et similmente se esso Napoli vorrà senza ordine di detto Marco comprare et implicare quantità alcuna di denari per compra di mercanzia per utile beneficio della compagnia, lo possa fare, et similmente esso Marco far altra mercanzia a quelle parti dove li parerà utile comune, senza ordine di detto Napoli, et tutta la mercanzia s’ havrà da condurre in Nardò, al magazeno di detto Marco, con il pensiero di smaltirla, con l’ accollo delle spese di trasporto da parte della società.

Napoli dichiara inoltre di aver fatto un ordine, col consenso del socio, a Vincenzo de Leo di Trebisacce, acquistando una certa quantità di legname in forma di travi e tavole, del valore di duecentocinquanta ducati, ripromettendosi di eseguire ulteriori acquisti di altra quantità di mercanzia che loro piacerà, a rischio e pericolo di detta società.

Sempre Napoli sostiene di aver venduto a Gio. Donato Noria vinti dui migliara di cerchi per Nardò a la marina di detta città, et saranno a rischio e pericolo o utile di detta compagnia.

Item mancando al numero di detti ducati cinquecento alcuna quantità di denari, s’ habia da comprare, con ordine et actione che così piacerà ad esso Marco.

In caso di lite i due soci concordano che non s’ habia da litigare ne far lite alcuna, affidando la soluzione della controversia a dui amici experti, comuni, che avranno il compito di decidere et declarare, et esse parti siano costrette de accettare et observare quanto sarà giudicato da essi amici experti.

L’ atto si conclude con la clausola che finita detta società et mercanzia, esso Marco et soi heredi siano tenuti de stornare et dare a detto Napoli et soi heredi il capitale predetto, et la metà de lo utile et guadagno. Sempre a metà sarà la ripartizione dell’ eventuale perdita conseguita a chiusura del bilancio.

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