di Rocco Boccadamo
Il 1950, sebbene ormai così distante, costituisce a tutt’oggi una data particolarmente impressa nella mia mente, giacché ha coinciso con due eventi di particolare rilievo che suscitarono attenzione, interesse ed entusiasmo nel ragazzino di nove anni quale io ero all’epoca: l’Anno Santo proclamato in modo solenne da Papa Pio XII e l’apertura di una sala cinematografica nel piccolo centro dove abitavo.
Il primo avvenimento, di risonanza mondiale, segnò l’afflusso nella Città Eterna, cuore del cattolicesimo, di grandi masse di fedeli provenienti da ogni continente e fu da me seguito e partecipato, ovviamente a distanza, attraverso le informazioni che ascoltavo in chiesa e tramite i servizi radiofonici (la televisione non era arrivata).
Ebbi la percezione e il segnale del primo vero e proprio evento di massa; nonostante la giovanissima età, riuscii a cogliere, grazie agli anzidetti mezzi e canali alla buona, le cerimonie e le tappe principali di quella celebrazione universale.
Quanto al secondo fatto – chiaramente di dimensioni, significato e spessore del tutto più circoscritti e particolari – mi fu, invece, dato di vederlo nascere, maturare e arrivare al compimento, con materiale vicinanza, momento per momento.
Di quei tempi, le sale cinematografiche non erano molto diffuse nei paesi della provincia; per trovarne una, dalla mia Marittima occorreva spostarsi a Spongano ( 4 Km), oppure a Poggiardo ( 6 Km), oppure a Tricase ( 10 Km), oppure a Maglie (16 Km).
La notizia che un gruppo di marittimesi si era fatto promotore di una specie di consorzio per edificare in loco un cinematografo, fu perciò accolta con unanime favore.
Non ci volle molto perché, dalla formulazione del progetto, si passasse alla concreta esecuzione dei lavori edili, all’acquisto delle apparecchiature, degli arredi e degli attrezzi, sino al completamento e alla definitiva messa a punto dell’opera.
Per fine ottobre 1950, fu annunciata l’inaugurazione e l’apertura al pubblico della sala; ricordo nitidamente che il primo film in proiezione s’intitolava “Notti di Paradiso” e che i biglietti d’ingresso costavano 30, 40 e 60 lire, rispettivamente per platea ragazzi, platea adulti e galleria.
Ovviamente, io contavo i giorni e le ore, fiducioso, se non proprio sicuro, di poter essere tra gli spettatori della prima.
Sennonché, manco a farlo apposta, giusto nei giorni coincidenti con l’apertura, mio padre dovette assentarsi da casa per accompagnare in collegio il mio fratello primogenito, in una località nelle vicinanze di Roma, e, senza la presenza di mio padre, la speranza e l’attesa finirono col trasformarsi in una profonda e dolorosa delusione.
Con animo pieno di tristezza e di rammarico, sostai a lungo, il pomeriggio dell’inaugurazione, nei pressi del cinema Excelsior, ma non potetti fare altro che osservare tante persone del paese, fra cui diversi miei compagni, e pure genti arrivate dai dintorni, mentre facevano ingresso con l’abito della festa nelle sale nuove di zecca.
Giocoforza, dovetti quindi accontentarmi d’inaugurare la mia “stagione” al cinema Excelsior dopo alcuni giorni, assistendo alla proiezione di un’altra pellicola.