Un episodio della cultura manierista romana nella seconda metà del Cinquecento in Puglia, ad Oria per la precisione, nell’ episcopio fatto ricostruire dall’ arcivescovo Giovan Carlo Bovio (Brindisi, 1522-Ostuni, 1570).
Si tratta in sostanza degli affreschi che decorano i tre sopravvissuti ambienti dell’ edificio: la stanza delle allegorie, quella dei paesaggi e l’ altra degli stemmi boviani. E’ questa la più elegante ed articolata per le diverse decorazioni a grottesche, che tanto richiamano le maestranze raffaellesche delle logge vaticane, con originali fregi affrescati sulle pareti laterali.
Molte ipotesi del programma iconografico dall’ Autrice sono correlate con le travagliate vicende pastorali del Bovio, più volte contrariato dagli amministratori brindisini, che lo portarono a scegliere la sua dimora in Oria.
Attraverso il confronto stilistico, la tecnica e le note biografiche, Floriana Riga scarta l’ attribuzione degli affreschi a Pellegrino Tibaldi e Matteo Perez da Lecce, come da altri sostenuto, preferendo, persuasivamente, concentrarsi sulle cerchia romane di Domenico Rietti detto lo Zaga e di Prospero Fontana, che lavorarono entrambi in Castel Sant’ Angelo di Roma.
“Oria. Le stanze del vescovo e i loro affreschi“, di Floriana Riga, Oria (Brindisi), 2003, con 99 fotografie b/n e colore.
Presentazione del vescovo di Oria mons. Marcello Semeraro.
(Marcello Gaballo)
[…] http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/02/20/oria-le-stanze-del-vescovo-e-i-loro-affreschi/ […]