di Franco Arpa
Sotto la Basilica Cattedrale di Oria è situata la cosiddetta cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati.
Secondo la tradizione locale la cripta venne realizzata nel 1484 come luogo di preghiera e di memoria di tutti coloro che non erano tornati dalla battaglia contro i turchi in Terra d’Otranto (1480-1481). Apprendiamo da fonti documentali (AVO, Congrega della Morte, cartella 123. Oria 1896/97, fasc. n.38, riportata in LE CONFRATERNITE IN ORIA del C.R.S.E.C.N°21 – Ceglie M/ca) che
…[nell’autunno del 1481,il re Ferdinando d’Aragona approfittando di un momento di debolezza delle Falangie Turche di Macumetto II, spedì suo figlio Alfonso con molta armata, che a sè unita aveva parte di quella del Papa e della Repubblica genovese che ripresero con vittoria l’afflitta città di Otranto. Disfatti i Turchi molti di essi si sbandirono per la provincia in piccole guerriglie che saccheggiavano e incendiavano i villaggi, chiese e rapinavano donzelle. Prima che partisse il re Alfonso, lasciò in provincia Giulio Bonifaci che col suo naviglio in Otranto avea recato per compervi alcuni incarichi regi. Il Bonifaci, dopo aver compito al real mandato, mal tollerando le brigantesche compagnie turche che si eano sbandato dietro la disfatta di Otranto, istituì qui in Oria assieme ad illustri cittadini una colonna mobile di Crociati per disfare i pochi nefandi Turchi che si appellò: “Crociati fede o Morte”.
Alla patriottica impresa promossa dal Bonifaci, tra gli illustri oritani che si arruolarono si distinse Beltrando Landi. Così per opera di molte compagnie di Crociati furono disfatte le bande turche. Quando approssimandosi la primavera, il dì 14 marzo 1484, secondo venerdì del mese, che di già s’era compiuta in Italia la pace tra i principi, tutti i Crociati si ritirarono nei rispettivi paesi, ma la principale era quella di Oria.
Giunta nelle vicinanze della città, il vescovo Mons. Francesco De Arenis, di nazione portoghese, assieme al molto clero di quel tempo, uscirono incontro a quella crociata per riceverla trionfalmente a condurla in Chiesa ove il predetto vescovo benedisse e impose il titolo di Compagnia del SS. Crocefisso, facendo premettere quello di “Fede o Morte”. Così si mantenne fino al 1576. Nel 1598 Mons. Del Tufo, primo vescovo dopo la separazione della chiesa di Brindisi da quella di Oria, pose la Compagnia sotto la protezione e titolo di Maria SS. del Carmine, appellandola Confraternita della Morte, sotto il titolo del Carmine]…
Lungo i lati maggiori della cripta furono ricavate 22 nicchie, nelle quali avrebbero preso posto i corpi mummificati dei confratelli che ne avessero fatto richiesta, a partire dai reduci della crociata contro i turchi, al fine di dare loro una sorta di visibilità eterna.
Dai molti documenti si rilevano le testimonianze degli stessi confratelli che esprimevano la volontà di essere poi sistemati nel soccorpo della cattedrale, nella cripta. Uno dei tanti documenti così riporta: “…Ogni confratello che voleva essere imbalsamato doveva dichiarare e documentare la sua volontà in presenza di una riunione assembleare non inferiore di quaranta fratelli, nonché la presenza dei familiari dopo il rito funebre, rivestito della sua divisa che gli servì da Professo nella compagnia e messo in una nicchia… avendo cura i familiari delle pulizie entro il mese di Ottobre per la commemorazione dei defunti…”.
Il 12 giugno del 1804 la Francia di Napoleone Bonaparte adotta l’Editto di Saint Cloud (recepito nel 1806 nelle repubbliche napoleoniche italiane), con il quale, fra l’altro, si vietano le mummificazioni, che ad Oria però continuarono, forse clandestinamente, se si considera che delle 11 mummie presenti solo una è risalente all’anno 1871 e quindi ad epoca antecedente all’editto napoleonico. Le altre 10 mummie recano data successiva al 1804 e l’ultimo confratello che ha subìto il processo di mummificazione è Michele Italiano, deceduto nel 1858.
Il cadavere da mummificare veniva eviscerato ed aspirata la materia cerebrale dalla narici, al posto degli organi interni veniva messa una miscela di sali disidratanti insieme a calce vergine polverosa, e poi ricucito e calato in una vasca in cui c’erano le stesse sostanze messe all’interno del corpo. Perchè avvenisse la completa disidratazione e disinfezione il cadavere rimaneva in detta vasca per un periodo di tempo (due anni, due anni e mezzo) che variava in base alla corporatura del confratello. Dopodiché, alla presenza obbligatoria di almeno due familiari, il cadavere ormai disidratato, mummificato, veniva ripescato, ripulito, trattato con degli unguenti, ricoperto con la tunica personale e posto in una delle nicchie.
Non sempre il procedimento di mummificazione andava a buon fine, in quanto essendo la calce caustica l’operatore, per evitare danni all’apparato scheletrico ed alla pelle (che doveva rimanere integra), doveva fare molta attenzione a dosarla in modo ottimale in rapporto al peso ed alle caratteristiche del cadavere.
Sul pavimento delle cripta sono visibili delle botole che portavano ad un cunicolo di collegamento con la Torre Palomba, volgarmente chiamata anche “Torre Carnara” perché fino al XVIII secolo è servita da ossario dell’antico camposanto che occupava Piazza Cattedrale. All’interno della Torre vi erano anche le vasche e gli strumenti chirurgici per la mummificazione.
In una di dette botole sono tuttora custoditi i resti di un “priore” della confraternita della Morte e di sua moglie, che l’attuale “priore” ha intenzione di rendere visibili ai visitatori apponendo una lastra di vetro.
Le foto della cripta sono di Franco Arpa
Notizie preziose in aggiunta a quelle che corredano le incursioni e le barbarie turche sulle coste salentine. Mi chiedo quale sia l’illusione di un uomo che fa richiesta di mummificazione dopo la sua morte. Le gesta eroiche si ricordano e tramandano nei secoli insieme ai nomi di chi le portò a compimento e tutto questo non necessita di resti mortali ben conservati per imprimere segni nella nostra memoria. Così, le 22 nicchie della cripta delle mummie di Oria, più che uno scenario macabro o storico, mi danno l’idea di un percorso onirico incontro all’uomo. Un uomo senza date nè condizioni sociali, senza ruolo nè fama, ma ricco solo del desiderio di non lasciare mai completamente questa terra.
Concordo pienamente con te
DUE NOTE
“unico caso di laici mummificati”: in generale il ricercatore farebbe bene a evitare l’appellativo di unicità, in un paese come l’Italia ancora di più … solo in Sicilia c’è più di un caso di laici mummificati.
“l’attuale Priore” che “ha intenzione di rendere visibili ai visitatori … apponendo una lastra di vetro” credo che dovrà preventivamente promuovere un’approfondita valutazione di carattere scientifico multidisciplinare, pena la perdita delle mummie (che appaiono già molto “provate”).
Per il resto, complimenti per l’approfondimento. gmc
http://www.costantinistudio.com
Mi sento onorato di aver provocato, con il frutto della mia ricerca sulla “Cripta delle mummie di Oria”, commenti recanti firme illustre.
Franco Arpa
http://www.arpa-oria.com
….ops…. firme illustri.
Ho visitato la cripta un pò di anni fa!
Sono entrato senza sapere a cosa andavo incontro…
non aggiungo altro!
Complimenti per l’articolo
Sandro
Anch’io ho visitato la cripta e ne sono rimasto affascinato. Non nascondo – anche se conscio di suscitare la sorpresa dei più – che non proverei paura o imbarazzo se per una circostanza imprevedibile fossi costretto a dormire fra tante mummie. Al contrario, rimarrei sveglio tutta la notte fra le “non mummie” che dormono nei corridoi vaticani.
ma la cripta si può visitare?
per quel che ne so, si. Conviene telefonare nel caso in cui bisogna prendere accordi per la visita
Si ci sono gli orari affissi alla Cattedrale
Ringrazio Marcello per aver riproposto questo interessante saggio sulla Cripta delle Mummie di Oria. Al di là di ogni riconosciuto interesse storico, è bene in questo periodo di disorientamento esistenziale sottoporre alle coscienze una valutazione sulla fragilità della vita. Sì, perché il percorso qui rappresentato non è uno scenario di morte ma di vita, riconoscendo alla morte una legittima appartenenza all’iter della vita stessa.
Senza girare intorno ad eleganze espressive, insomma, sembra che questa inoffensiva parata di imummie, più che se fossimo in un cimitero fra tombe e cipressi, voglia ricordare l’inutilità di tutte le superbie, di tutte le lotte di potere e degli arrampicamenti sociali con relativi crolli psicologici.
Ottimo articolo e dulcis (o amaro piú propriamente) in fundo le parole de Sr Nino che fendono l’anima! La superbia sembra essere lo sport piú praticato attualmente.
Col suo permesso copio le sue parole e le proporró in giro!
Per me è una gioia e un onore che qualcuno approvi il mio modesto pensiero. Ringrazio con gratitudine e formulo auguri di bene.
A questo punto mi sembra da rivedere la tesi secondo cui in Italia non è possibile la conservazione di tessuti organici data la latitudine e le condizioni climatiche; aggiungo al caso di Oria, quello arcinoto della cripta dei cappuccini di Palermo, quello di Laurenzana (PZ) nel quale ho scavato (articolo su http://www.archeologiamedievale.it), quello di Barletta (BT) ed un altro nel nord (chiedo venia, ma non ne ricordo il nome); l’Italia non è l’Egitto ne il Cile, ma i casi di mummificazione (naturale o antropica che sia) ci sono e distribuiti su un lungo arco cronologico.
caro franco, la proxima volta che sarò ad oria ti preghero di accompagnarmi per una visita guidata
Con vero piacere, my friend. Sono certo che pubblicizzerai nel giusto modo le “nostre mummie” in quel di Londra. Saluti.
Appunto, evitate di parlare di unicitá, altrimenti rischiate di farvi deridere. Come scrive il Sig. Costantini solo in Sicilia vi sono vari esempi di mummificazione laica. Ricordo a chi ha pubblicato questa “notizia” che a Palermo, presso la cripta dei cappuccini vi sono migliaia di corpi mummificati, e quasi tutti di laici, da bambini a novantenni. Un´altro esempio si trovava a Mazara del Vallo presso il vecchio convento dei cappuccini (ora non piú esistente), ove erano presenti decine e decine di mummie ora a Palermo. È pur sempre un ritrovamento eccezionale, questo si, ma lasciamo perdere le unicitá e le eccezionalitá.
Cipriano Frazzetta
Esimio Frazzetta,
e se le dicessi che quel termine “unico” è stata una furbata per attirare l’attenzione di critici esperti come il signore da Lei citato e quindi avere l’aggiunta di utili contributi all’argomento? Lei ritiene di aver aggiunto elementi utili alla discussione, oppure, forse, ha fatto solo sterile polemica? E poi, tengo a precisare che non è evidenziato nel mio testo a quale entità territoriale si riferisca il termine “unico”. E’ forse scritto “unico in Italia” oppure “unico nell’Italia meridionale” od altro? Suvvia Frazzetta visto che altri prima di Lei avevano fatto notare il neo, poteva risparmiarci questa strigliatina. Inoltre mi riesce difficile capire perchè ha virgolettato il termine “notizia” e poi la classifica come -ritrovamento eccezionale-. Avrà forse Lei capito fischi per fiaschi? Avrà forse capito che io ho trovato una cosa perduta? Le mummie di Oria sono sempre state lì alla portata di tutti e non sono mai state smarrite. Il testo pubblicato è solo il frutto di una mia ricerca, che certamente può contenere pregi e difetti….. ma continuare una simile polemica sterile… mi creda …. può sembrare esagerato. Grazie per l’attenzione. Franco Arpa da Oria
“Il 12 giugno del 1804 la Francia di Napoleone Bonaparte adotta l’Editto di Saint Cloud (recepito nel 1806 nelle repubbliche napoleoniche italiane), con il quale, fra l’altro, si vietano le mummificazioni, che ad Oria però continuarono, forse clandestinamente, se si considera che delle 11 mummie presenti solo una è risalente all’anno 1871 e quindi ad epoca antecedente all’editto napoleonico. Le altre 10 mummie recano data successiva al 1804 e l’ultimo confratello che ha subìto il processo di mummificazione è Michele Italiano, deceduto nel 1858.”
C’è una incongruenza: o deve essere sbagliata la data del 1871 oppure al posto di “antecedente” si dovrebbe usare, ad esempio, “successiva”…
Di fronte ad un articolo del genere si può ben comprendere che l’autore è stato sopraffatto dall’entusiasmo di divulgare questo ulteriore tesoro ai più misconosciuto. Grazie per l’articolo e se c’è qualche errore lo uso quale tattica per stare più attento nella lettura, ringraziando ancora l’autore per il dono. Ci sono gli errori grammaticali, ortografici, etc.ma quelli menzionati li definirei eccessi d’amore! Grazie ancora.
Grazie a lei gentile Piero.
06 luglio 2012
Franco Arpa
Circa l’inconguenza rilevata concordo col signor Livio Greco, che ringrazio. Trattasi di puro e semplice -refuso-.
D’obbligo quindi una correzione della data da 1871 a 1771.
Grazie.
Cordialmente.
priore della congrega…..sembrano usarsi termini medievali…..va benissimo la storia, deve esserci, un ricordo di cosa si è fatto , cosa l’umanità non dovrebbe rifare…..ma spiegate meglio oggi cosa fa una congrega, che non sembra sia solo un museo
magari sarà l’autore a voler approfondire i temi che le stanno a cuore. Concordiamo che una istituzione come quella che ospita il museo oritano non sia solo un contenitore, ma credo converrà che anche questi aspetti insoliti aiutano a ricordare il luogo e le persone che da secoli si sono succedute. Non crediamo che l’articolista abbia voluto dissacrare la cripta o misconoscere l’apetto caritatevole e mutualistico del sodalizio
Ho visitato questo sito qualche anno fa, mi ci ha accompagnata la mia amica cultrice di vestigia locali, Clara Morleo che qui voglio ricordare…In un assolato pomeriggio di tarda primavera io, lei ed i miei tre giovanissimi figli ci mettemmo alla ricerca del Priore che con somma cortesia ci consentì l’accesso. Una visita molto particolare quella…ci ha lasciato indimenticabili pensieri e tanti quesiti aperti…Non fu una macabra visione, piuttosto ci permise di pensare al senso della fede dei nostri predecessori…
[…] *Citazione tratta da https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/11/24/oria-la-cripta-delle-mummie-unico-caso-di-laici-mum… […]