di Marco Cavalera
La cripta dello Spirito Santo è ubicata alla periferia occidentale di Castiglione d’Otranto, in località Casaranello, circa 80 metri a nord dalla cappella di Santa Maria Maddalena. La zona, nota a metà ‘700 con il toponimo Le Pozze [1], si trova in prossimità di un incrocio stradale molto importante, dove si svolge annualmente la fiera di Santa Maria Maddalena[2]. Non a caso le chiese-cripte e i santuari, a partire dal Medioevo, erano considerati un vero e proprio punto di riferimento, di convergenza e di incontro tra le diverse comunità rurali di un determinato territorio, in occasione di festività religiose e di fiere[3].
La cripta dello Spirito Santo è un luogo di culto strettamente legato alla fede e alla devozione della piccola comunità rurale di Castiglione d’Otranto; numerosi elementi – infatti – portano ad escludere, in questo caso, una committenza connessa con la presenza nell’area di monaci italo-greci[4].
La sua struttura architettonica, che si sviluppa nelle formazioni geologiche pleistoceniche, è molto semplice – non ci sono absidi – ed ha subìto dei rimaneggiamenti a seguito di recenti restauri[5]. È costituita da un ambiente a pianta quadrangolare e da un piccolo dromos-corridoio. L’accesso avviene attraverso un lungo corridoio laterale, realizzato nel corso degli ultimi restauri. Si scende – per mezzo di alcuni gradini – direttamente nel vano ipogeo, di modeste dimensioni (largh. 5 m., lungh. 4 m.). Il soffitto della cavità si presenta piano e abbastanza regolare (altezza media: 2,10 m.).
Il piano di calpestio è costituito dal banco di roccia. Al centro dell’ambiente è collocata una colonna-pilastro, che presenta una base quadrata, un fusto di forma ottagonale con una piccola cavità centrale e un capitello quadrangolare appena sbozzato, che funge da collegamento tra la colonna e la volta.
Il soffitto si caratterizza per la presenza, immediatamente a nord dell’ingresso attuale, di un pozzo-luce (lucernaio) di forma ellissoidale: si tratta di un particolare che si riscontra in numerosi frantoi ipogei salentini. Intorno alle pareti corre un gradino-sedile, largo mediamente 40 cm.
Numerosissime sono, inoltre, le piccole nicchie che fungevano da portalucerne o portacandele, come attestato dalle pareti annerite dal fumo.
L’altare è stato collocato nella parete orientale della cripta. Esso è costituito da un unico blocco di pietra, alto 1,20 m., largo e profondo circa 1 m. Alle sue spalle si conservano le tracce di un affresco di cui, nonostante le pessime condizioni di conservazione, si possono riconoscere due figure in piedi su una sfera, una delle quali sembra portare con sé una croce. Questo affresco, recentemente restaurato da don Vittorio Corvaglia, rappresenta il Mistero della Trinità: il Padre (raffigurato con il triangolo sulla testa), il Figlio (seduto o crocifisso) e lo Spirito Santo (rappresentato sotto forma di una colomba). La Sfera, sulla quale è riprodotta la figura del Padre, indica la Terra, dove è stato inviato lo Spirito Santo. Questa iconografia è riferibile cronologicamente al XVII/XVIII secolo.
Dall’angolo Sud-Ovest della caverna si apre un breve cunicolo (lunghezza 4 m., larghezza 1,50 m.), che costituiva l’ingresso originario alla cripta, chiuso a seguito dei restauri. Si conservano ancora otto dei gradini che consentivano l’accesso dal piano stradale. Anticamente era collocata, all’ingresso della cripta, una soglia di pietra leccese, che i pellegrini non dovevano in alcun modo calpestare. Il corridoio, prima degli interventi, risultava scoperto in corrispondenza dei primi due gradini, poi si inoltrava nella roccia; attualmente è coperto da una volta realizzata in conci di “tufo” contrapposti, che si appoggiano ai muri laterali.
La tradizione locale narra che questa cripta è stata da tempi immemorabili meta di pellegrinaggi di penitenti, che vi si recavano – talvolta trascinandosi addosso grosse pietre – per ricevere il perdono dei propri peccati[6].
Degna di nota è la presenza, nelle immediate vicinanze, di diversi frantoi ipogei. La cripta dello Spirito Santo – quindi – potrebbe essere interpretata come una cavità originariamente scavata per realizzare proprio un frantoio, convertita in seguito in luogo di culto.
A circa 80 metri di distanza si trova la chiesetta di Santa Maria Maddalena, la Santa penitente per eccellenza. Di questo ultimo edificio di culto si conosce la data di ricostruzione, 1752, che coincide con quella dell’istituzione dell’omonima fiera, ma è ignota la data di fondazione della più antica chiesa tardo-medievale. Preesistenze architettoniche e costruttive unitamente a tracce di antichi affreschi murali lasciano sostenere l’ipotesi di un complesso tardo quattrocentesco[7].
BIBLIOGRAFIA
Cezzi F., Insediamenti rupestri e basiliani in Terra d’Otranto: l’Abazia de lo Mito e le cripte di Andrano e Castiglione, in Andrano e Castiglione d’Otranto nella storia del sud Salento, a cura di Cerfeda F.G., Coppola S., Moscatello L., Alessano, 2004.
Fonseca C.D., Bruno A.R., Ingrosso V., Marotta A., Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento, Galatina, 1979, p. 20.
Lavermicocca N., Gli insediamenti rupestri nel territorio di Monopoli, Roma, 1976, p. 71.
[1]Toponimo che suggerisce nelle vicinanze della cripta l’antica presenza di “granili”, ampie buche con funzione di depositi di derrate.
[2] Quella di Santa Maria Maddalena è una delle tante fiere del Basso Salento che traggono origine fin dal basso Medioevo e che vengono poi rivitalizzate, in epoca moderna, dai sovrani borbonici. Per molti decenni la fiera, che si svolge tuttora ogni anno nell’ultima decade di luglio, ha rappresentato un punto di riferimento sia religioso che civile per la popolazione di Castiglione. Essa si teneva nella parte antistante o adiacente la cappella dedicata alla Santa, un po’ distante dal paese, in un luogo ampio e aperto denominato lo Trice.
La data certa della sua istituzione si ricava da una lastra lapidea collocata sull’architrave della chiesa: 1752. Dalla stessa epigrafe si trae anche il nome di colui che “ha concesso il privilegio della fiera alla cittadinanza di Castiglione”, ossia Carlo III di Borbone, “re delle due Sicilie e di Gerusalemme” (Cerfeda 2004).
[3] Fonseca et alii, p. 20.
[4] Fonseca et alii, p. 20; Lavermicocca 1976, p. 71.
[5] Cezzi 2004.
[6] Cezzi 2004.
[7] Cerfeda 2004.
Marco, i miei più vivi complimenti, un bel contributo, conciso e nello stesso tempo esauriente. Per puro caso la cripta l’ho rivistata ieri e ho notato un particolare: quel lucernario, al centro della cripta, non ti pare originariamente una sepoltura medievale (magari bizantina) ?
Grazie del contributo Marco, sarai citato come fonte bibliografica-web nella relazione che presenterò alla Soprintendenza e al Comune; anche secondo me il lucernario al centro del soffitto della cripta è una tipica tomba (sfondata) medioevale a sezione trapezoidale, orientata est-ovest con cuscino litico ad ovest; una situazione identica si riscontra sulla cripta di san Salvatore a Giurdignano, sulla cripta santa Maria degli Angeli a Poggiardo, sulla cripta sant’Angelo a Uggiano La Chiesa, per fare alcuni esempi; sarebbe interessante trovarne qualcuna capace di restituire qualche elemento datante!!!
Ciao
Attualmente, la Cripta, ospita un dipinto su un massiccio marmo grezzo, raffigurante la SS; Trinità realizzato da me e donato alla Comunità Castiglionese. Il grande mamo poggia su due pietre ai piedi dell’Altare ed accarezza l’Altare stesso. Ho collaborato al “PROGETTO SCOLASTICO: La Scuola Adotta un Monumento. Il materiale, x la realizzazione del dipinto, è stato offerto dall. Associazione Knidè di Castiglione. Con gioia piena dedico l’opera all’Amatissimo Don Vittorio Corvaglia, Mio, indimenticabile ,Padre Spirituale. “Dal cielo, ti supplico, Carissimo Don Vittorio, continua a tracciarmi il sentiero della vita e fa che i resti del tuo dipinto insieme al mio attuale dipinto raggiungano la Sacralità Assoluta! TVB! pinuccia
gravante